DAI GIORNALI DI OGGI Bokertov 22 febbraio 2024
“Mio figlio rapito da un dipendente Unrwa. L’hanno ucciso, almeno mi ridiano il corpo”. È la testimonianza di Ayelet Samerano, il cui figlio Yonatan è stato ucciso il 7 ottobre e il cui corpo è stato portato via da un terrorista di Hamas, Faisal Ali Mussalem Al Naami. L’uomo risulta essere anche un assistente sociale dell’Unrwa. “All’agenzia Onu chiediamo: fai pulizia oppure vattene”, aggiunge il diplomatico israeliano Daniel Shek. Su Repubblica si parla invece del report dei centri anti-stupro israeliani che documenta come Hamas abbia usato gli abusi sessuali come “arma sistematica” contro le proprie vittime.
Sul Corriere della Sera lo scrittore Eshkol Nevo scrive un’altra pagina del suo “Diario da Israele”, in cui parla della vita dopo il 7 ottobre. Un giorno “la mia figlia minore mi telefona. Sente dei rumori in casa, mi prega di rientrare in fretta. Le rispondo che ci metterò mezz’ora e chiede che nel frattempo rimaniamo al telefono”. La figlia, scrive Nevo, afferma che rimarrà attaccata alla maniglia della porta della camera per non far entrare il presunto intruso. “E io mi rendo conto che, anche se il 7 ottobre non eravamo in Israele, e anche se abbiamo cercato di proteggerla dall’orrore, qualcosa è comunque filtrato”. Su Domani Mattia Ferraresi denuncia “il rischio che la memoria del 7 ottobre venga violata” e deformata.
L’Unione Europea di Radiodiffusione (EBU) sta valutando la possibilità di squalificare la canzone israeliana “October Rain” dall’Eurovision perché contiene messaggi politici. A riferirlo, il sito Ynet. “Fonti vicine al dossier hanno detto alla testata israeliana che tale richiesta non è insolita, – riporta Libero – dato che nel regolamento dell’Eurovision esiste da diversi anni una clausola che vieta i messaggi politici”. In caso di bocciatura, Israele potrebbe presentare un’altra canzone o un testo modificato, ma, scrive ynet, il paese non è intenzionato a farlo.
La violinista Francesca Dego, in occasione dell’uscita del suo disco “Chandos”, si racconta ad Avvenire, parlando anche della sua identità ebraica. La famiglia della madre ha perso 40 membri ad Auschwitz e oggi, racconta Dego, lei è preoccupata per il riemergere dell’antisemitismo. “Ricevo insulti e messaggi minatori, alcuni hanno chiesto di boicottare i miei concerti. – spiega la violinista – Come diceva mio nonno, appena ti dimentichi di essere un ebreo, te lo ricordano gli altri”.
Emanuele Artom e Umberto Terracini, ebrei antifascisti, sono ricordati oggi dai giornali. Il primo sul Corriere Torino, ricordando come il giovane Artom fosse un “raffinato intellettuale” brutalmente assassinato “dalle SS italiane 80 anni fa”. Il secondo è invece al centro di una nuova biografia a firma di Claudio Rabaglino intitolata “Umberto Terracini. Un comunista solitario”. A scriverne il Fatto Quotidiano, ricordando come Terracini, poi tra i padri costituenti, rimase in carcere sotto il fascismo per 6183 giorni, più di ogni altro detenuto politico.
Al centro di diverse controversie, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei Latini, è intervenuto a un incontro a Milano in cui ha parlato del conflitto tra Israele e Hamas. “Ciascuno vede l’altro come la causa del proprio essere vittima e pretende da chi solidarizza con lui una empatia totale nei suoi confronti”, sostiene Pizzaballa, ripreso da Sole 24 Ore e Avvenire. “Per questo la foto dell’incontro, poco prima di Natale, delle autorità religiose cristiane con il presidente di Israele ha scatenato reazioni durissime da parte dei palestinesi, anche cristiani, che volevano impedirci l’ingresso a Betlemme per le celebrazioni della natività. A Betlemme, una volta entrato, i palestinesi mi hanno avvolto con la kefiah, scatenando l’ira degli israeliani”.
“L’incontro in ateneo con Omar Barghouti non era stato autorizzato”. Così il rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari si dissocia dall’iniziativa tenutasi martedì con relatore il co-fondatore del movimento internazionale per il boicottaggio contro Israele (Bds). “Un estremista da non invitare. Si è agito con superficialità”, afferma a Repubblica il politologo Paolo Pombeni, docente all’Università di Bologna.