SOCIETÀ – De Angelis: E se l’Occidente
non capisse più gli ebrei?
E se l’Occidente non capisse più gli ebrei? A porre l’angosciante interrogativo è Massimo De Angelis, dirigente dell’Amicizia ebraico-cristiana e tra gli animatori del seminario “Ebraismo, Sionismo, Occidente. Dopo il 7 ottobre 2023” in programma lunedì prossimo a Roma, dalle 17 alle 20, nella sede dell’Unione Associazioni Regionali in via Aldrovandi 16. Al tavolo dei relatori ci saranno esponenti religiosi, intellettuali, giornalisti.
“È un momento non semplice per chi crede nell’importanza e nel valore di queste relazioni. Dopo il 7 ottobre ci sono stati dei significativi passi indietro, non c’è dubbio, ma proprio per questo dobbiamo tenere botta e andare avanti”, afferma a Pagine Ebraiche, confidando nella possibilità che il confronto “riesca a dare nel tempo i suoi frutti”. De Angelis ha dei punti fermi: “Come ha scritto molto bene Ernesto Galli della Loggia, in un editoriale apparso qualche giorno fa sul Corriere della Sera, non è serio parlare di prospettive di pace nel Medio Oriente senza un riconoscimento ‘senza se e senza ma’ del diritto di Israele ad esistere. Senza questo passaggio da parte dei suoi vicini arabi non ha alcun senso evocare ipotesi oggi non praticabili come ‘due popoli, due stati’ e neanche ‘stato binazionale’, come sento fare da altri. Purtroppo, nel mondo occidentale, c’è un’incomprensione crescente rispetto alla legittimità dello Stato di Israele, all’idea in sé che esista uno Stato ebraico in quella regione“. Secondo De Angelis ciò ha origine “dalla profonda crisi attraversata da un Occidente che ha smarrito la sua identità, che non sa più riconoscere quali siano i suoi valori di riferimento”. Un problema che riguarda da vicino il mondo cattolico “per via del lungo percorso di incomprensioni innescato dall’antigiudaismo di matrice religiosa, che produce ancora effetti”. Ma che in realtà andrebbe anche ben oltre quell’ambito. “Sembra un paradosso, ma in prospettiva sarà forse il mondo islamico ad avere gli strumenti culturali necessari per capire le ragioni dell’esistenza di uno Stato ebraico, piuttosto che società occidentali sempre più legate a un secolarismo effimero”.