BASKET – Il documentario su Turell, il “Jewish hero” tutto canestro e kippah
Ryan Turell ha un obiettivo: diventare il primo ebreo ortodosso a calcare i parquet della Nba, il più importante campionato di pallacanestro al mondo. Come enuncia con orgoglio davanti alla telecamera, Turell punta a essere un “Jewish hero”. Ne racconta la storia “Destination Nba: A G League Odyssey”, un documentario prodotto da Amazon su alcuni profili della Nba G League, la lega di sviluppo che dà una seconda chance ai giovani talenti esclusi dalla vetta del basket Usa perché scartati durante l’agguerrita selezione dei “draft”.
Dal 2022, l’atleta 24enne milita nei Motor City Cruise, la squadra affiliata ai Detroit Pistons. Nel suo passato universitario ci sono invece alcuni anni da protagonista con la maglia dei Maccabees, la squadra di basket della Yeshiva University, ateneo di riferimento dell’universo Modern Orthodox, con cui ha frantumato più di un record a livello di campus: tra gli altri il numero di vittorie consecutive, ben cinquanta.
“Ho frequentato scuole ebraiche tutta la mia vita, sono cresciuto con un’educazione religiosa, rispetto la kasherut”, ha spiegato al New York Times, tra i primi giornali ad occuparsi dell’ascesa del biondo campioncino originario di Los Angeles, due metri di bravura sotto canestro spesso sormontati da una kippah fissata con la spilla ai capelli. “Destination Nba” ci fa conoscere qualcosa di più della sua esperienza peculiare, tra ambizioni sportive non indifferenti e norme e tradizioni da conciliare con i ritmi frenetici del basket agonistico. Due ambiti intrecciati e indissolubili nella vita di Turell, che il documentario riprende non soltanto mentre palleggia e sforna giocate di qualità, ma anche mentre accende i lumi di Channukkah, la Festa ebraica delle luci, mentre mangia la la challah, il pane dello Shabbat, o autografa le kippot di alcuni ammiratori venuti ad ammirarlo sugli spalti. Turell vuole la Nba e farà di tutto per raggiungerla. Ma nel suo piccolo, in fondo, è già un “Jewish hero”.