ISRAELE – Parla la donna incinta sopravvissuta all’attentato “Siamo vivi per miracolo”

“Ho pensato fossero i miei ultimi istanti. Ho pensato a mio figlio di soli due anni: sarebbe dovuto andare avanti senza di me”. Nell’attacco terroristico di Ma’ale Adumim della scorsa settimana, Adi Zohar, incinta di cinque mesi, temeva di morire. Uno dei terroristi palestinesi, dopo essersi schiantato volutamente con la sua auto su un’altra in coda, è uscito dal veicolo ed è venuto verso di lei. Adi ha avuto il tempo di vedere la pistola dell’attentatore. Uno scambio di sguardi e lui le ha sparato. “Prima di essere colpita, ho cercato di scivolare sul sedile per proteggere il bambino”, ha raccontato ai media israeliani dall’ospedale in cui è ricoverata. Ci è voluto un po’ prima di rendersi conto di essere stata colpita. “Non avevo sentito le schegge del proiettile. Poi ho visto la mia camicia insanguinata”. Nonostante le ferite e la paura, è rimasta lucida. “Di solito mi faccio prendere dall’isteria. Questa volta no, ero calma”. Ferita, ha aperto la portiera e si è mossa a carponi tra le auto in cerca di aiuto. “Tutti erano spaventati e non mi aprivano”. È stata un’altra donna ad aprirle la portiera e darle per quanto possibile rifugio. “Per me era importante darle tutte le informazioni necessarie per poter ricevere le cure il più rapidamente possibile. Ho detto alla donna in che settimana sono e che non sentivo movimenti del bambino”.
Il ricordo successivo poi è il risveglio al Centro medico Shaare Zedek di Gerusalemme. I medici le spiegano di essere stata colpita in un punto molto pericoloso per lei e per il bambino. Ma, dopo l’intervento, sia lei sia il nascituro sono fuori pericolo. “È stato sicuramente un miracolo”, ha sottolineato Zohar. “Dio è stato con me in ogni momento. Non aver perso conoscenza probabilmente ha salvato il bambino”.
Nell’attentato di Ma’ale Adumim, un 26enne è rimasto ucciso e dieci persone, compresa Adi, sono state ferite. I terroristi erano tre e sono stati eliminati dalle forze di sicurezza e dall’intervento di un civile armato.