CASALE MONFERRATO – Il ricordo di Elio Carmi zl
La figlia Daria: “Papà ricordava che la maldicenza è gravissima”

Uomo di comunicazione, ma anche di inesauribile passione. Qualità entrambe che hanno portato Elio Carmi (1952-2024) a distinguersi nel mondo dei creativi, ma anche come instancabile promotore di iniziative dedicate alla valorizzazione dell’immagine dell’ebraismo italiano e in particolare di quello della sua città Casale Monferrato. Un’eredità che vive oggi in molti progetti e impegni. A rievocarli un limmud online organizzato dall’Ucei a poco meno di due mesi dalla scomparsa. Introdotti da Marco Di Porto, sono intervenuti alla serata di commemorazione e studio la presidente dell’Unione Noemi Di Segni, l’assessore alla Comunicazione Davide Jona Falco, i rabbini Roberto Della Rocca e Ariel Finzi, la figlia Daria Carmi.
“La rinascita della Casale ebraica è passata, e tutt’ora passa, per la rivalutazione della storica sinagoga, del Museo di storia e arte antica ebraica, del Museo dei Lumi con le sue originali e prestigiose hannukkiot, che nel testimoniare secoli di vicende ebraiche italiane oggi sono al numero uno dei siti turistici della zona”, ha sottolineato Jona Falco. In quest’ottica “l’opera di Elio è consistita in una lenta ma inesorabile ricostruzione culturale che tante volte, nella storia ebraica, si è rivelata essenziale” ai fini della sopravvivenza. Presidente della Comunità ebraica monferrina dal 2020 fino alla morte, Carmi è stato anche consigliere Ucei e promotore tra gli altri del festival di cultura ebraica Oyoyoy!. In ambito professionale ha invece realizzato il logo del Padiglione Italia all’Expo di Milano del 2015 e nel 2020 ha vinto il Compasso d’Oro per la nuova identità grafica degli Uffizi. Due tra i tanti riconoscimenti di una carriera ad alto livello. Come di alto livello sono stati il suo profilo, la sua etica del lavoro e dei rapporti. “Papà faceva, lavorava, e insegnava, anche con il suo esempio quotidiano”, ha detto Daria Carmi. “Per lui è sempre stato fondamentale rispettare i dieci comandamenti: fare, agire, intervenire, sacrificando se stesso, con umiltà e perseveranza, onorare gli impegni, essere integri, essere generosi, non commettere mai maldicenza e ricordare che la maldicenza è gravissima perché colpisce tre volte, dire sempre la verità, avere parole giuste, a volte severe ma vere, sentire la verità come necessaria”. In un mondo “che vorrebbe tutto pacificato, edulcorato e banalizzato, lui si impegnava per semplificare concetti complessi e difficili senza tradirli”, ha aggiunto la figlia. “Privatamente, pubblicamente e anche professionalmente”.