MEDIO ORIENTE – I palestinesi, gli unici profughi che il mondo non accoglie

Non prova neppure a essere diplomatico, Josh Feldman, quando scrive sul Forward, il 20 febbraio, che “Nonostante l’attenzione per il popolo palestinese sia fin ostentata, il mondo ha uno strano modo per mostrarla, e nonostante la devastazione provocata nella Striscia di Gaza negli ultimi quattro mesi e mezzo, la comunità internazionale ha sostanzialmente intrappolato i palestinesi nell’enclave, senza lasciare loro alcuna possibilità di sfuggire agli orrori della guerra”.
Le voci dei leader mondiali sono concordi: Antony Blinken – il segretario di Stato degli USA – ha dichiarato più volte che i palestinesi “non devono essere costretti a lasciare Gaza”; il capo dei soccorsi delle Nazioni Unite, Martin Griffiths ha affermato che gli abitanti di Gaza “non hanno un posto sicuro dove andare”, e il portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiarito che “le Nazioni Unite non parteciperanno ad alcuno spostamento forzato di persone”.
Probabilmente temono che Israele torni a insediarsi a Gaza, e in effetti un sondaggio pubblicato a fine gennaio dal canale israeliano Channel 12 mostra come il 38 per cento dei rispondenti sarebbe favorevole a una simile opzione. E, continua Feldman, probabilmente si arriverebbe a una seconda Nakba (la parola araba per lo sfollamento di massa dei palestinesi durante la Guerra d’Indipendenza di Israele), un’ipotesi che sarebbe drammatica, e porterebbe probabilmente gli abitanti di Gaza a non rientrare mai più. Potrebbero fuggire nei paesi arabi circostanti, in cui non mancano i palestinesi, peraltro, ma l’idea di ospitare una simile mole di rifugiati non è stata accolta bene. Al punto che, anche se in maniera non ufficiale, l’Egitto avrebbe iniziato a costruire una struttura che potrebbe ospitare tra i 50 mila e i 60 mila abitanti di Gaza, nel caso fuggissero nel Sinai.
In ogni conflitto, però, milioni di rifugiati fuggono dalla propria casa in cerca di sicurezza, e non c’è motivo per impedire ai palestinesi di puntare esattamente a questo. Preoccuparsi sinceramente del benessere degli abitanti della striscia significa anche trovare un modo per consentire ai potenziali rifugiati di andarsene ed è necessario chiarire che o si persegue questa strada oppure ogni lacrima versata sarà solo una totale ipocrisia. In ogni guerra ci sono milioni di rifugiati che cercano la sicurezza altrove, non c’è modo di garantire la loro sicurezza lì dove si trovano in questo momento.