TORINO – L’ebreo eretico Dobruska e la ricerca della felicità Silvana Greco: Un’intuizione del 1793
Il 5 aprile 1794, assieme a Georges Jacques Danton, tra i padri della rivoluzione francese, sale sul patibolo a Parigi Moses Dobruska. Figura poco nota al grande pubblico, Dobruska si ritaglia un ruolo nel pensiero intellettuale del suo tempo. Il suo “Philosophie sociale” viene letto e apprezzato da Immanuel Kant. Secondo la studiosa Silvana Greco, docente di Sociologia del giudaismo della Freie Universität Berlin, il saggio ha influenzato “il sistema politico francese nel travagliato periodo del Terrore”. Ma Dobruska non potrà godere dei frutti di questa influenza: un anno dopo la pubblicazione del testo, viene accusato di aver cospirato con le potenze straniere contro la Rivoluzione e mandato alla ghigliottina. La pena di morte è l’ultimo brutale capitolo di una vita originale e turbolenta, di un pensatore da riscoprire, un “sociologo antelitteram”, spiega Greco, che su Dobruska terrà oggi una lezione presso il centro sociale della Comunità ebraica di Torino (ore 17.30). Un approfondimento parte dell’edizione di quest’anno del Ciclo storico-religioso, intitolato “Ebrei e cristiani di fronte alla modernità”.
Cresciuto in Moravia in una famiglia ebraica affiliata all’eresia di Sabbatai Zevi, convertito al cristianesimo su indicazione di un altro eretico, Jacob Frank, dopo aver conquistato una posizione sociale nella Vienna asburgica, Dobruska sceglie la capitale francese per partecipare alla Rivoluzione. Qui opta per le file più oltranziste dei giacobini. Nella sua vita parigina, mescola “affari e politica”, facendosi probabilmente strada anche grazia alla corruzione, racconta Greco in “Il sociologo eretico. Moses Dobruska e la sua ‘Philosophie sociale’ – 1793”, edito da Giuntina. Ma al di là di una vita privata e pubblica piena di contraddizioni, è il suo pensiero, spiega Greco, ad essere originale. La Philosophie sociale, scrive la sociologa, è una articolata analisi del comportamento degli essere umani in società, del loro modo di interagire, dei loro bisogni e delle loro ambizioni. “La massima aspirazione degli esseri umani è, secondo Dobruska, il raggiungimento della felicità”, spiega Greco, curatrice della mostra del Meis di Ferrara “Il Rinascimento parla ebraico” assieme a Giulio Busi. “Il testo è un’elaborazione teorica attraverso la quale il nostro autore distilla settanta ‘principi”, o leggi di causa ed effetto, su cui basare la prima parte di una Costituzione universale”. La seconda parte, secondo il “sociologo eretico”, dovrebbe essere l’applicazione di questi principi da parte del popolo. Dobruska, conclude la docente della Freie Universität, è convinto che se la legislazione si baserà su questi principi e li applicherà in modo conforme, la nuova struttura sociale supererà finalmente le sofferenze e le distorsioni del passato e si avvierà verso l’agognata felicità”.
(Foto Marco Caselli Nimal)