FEMMINICIDIO – Linda Laura Sabbadini:
La sorellanza è universale o non è

Femminista e pioniera degli studi statistici di genere, Linda Laura Sabbadini è stata direttrice centrale dell’Istituto Nazionale di Statistica. “Con tanta convinzione”, racconta a Pagine Ebraiche, Sabbadini aderisce alla maratona oratoria promossa dall’associazione Setteottobre a Roma, in programma giovedì pomeriggio a partire dalle 18 in piazza Santi Apostoli. Alla vigilia dell’otto marzo, la giornata internazionale della donna, molte voci si leveranno “per non dimenticare la strage delle donne stuprate, seviziate e uccise da Hamas in Israele”. Crimini insieme agli altri compiuti e ancora reiterati dai terroristi, per i quali l’associazione si è rivolta con un approfondito dossier alla Corte Penale Internazionale dell’Aja.
Intanto ci sarà l’appuntamento di Roma a cinque mesi dalla strage. “Spero che in tante e in tanti saremo lì”, afferma Sabbadini, già chair del Women 20, il gruppo formale del G20 sulle tematiche di genere, nell’esprimere la propria vicinanza alle “donne israeliane, colpite due volte, come donne e come ebree, dalla barbarie maschilista e terrorista di Hamas, violate profondamente nei corpi e nell’anima”. Al riguardo “non accetterò mai che un velo di oblio ci renda ciechi, come ci sta succedendo, perché nulla può indebolire il dovere che abbiamo di stringerci intorno a loro”. Da femminista, prosegue Sabbadini, “ho sempre sognato la sorellanza e mi sono battuta tutta la mia vita per quell’obiettivo”. Oggi però “sono cosciente che in questa vicenda, purtroppo, da troppe parti, sono state create divisioni tra donne di serie A, che meriterebbero di essere sostenute, e donne di serie B, come le ebree, le israeliane, che lo meriterebbero meno perché presunte ‘colonialiste’”. Una distinzione che sgomenta e contro la quale è necessario ribellarsi, scendere per l’appunto in piazza: “Non ci sto. Ho dedicato tutto il mio impegno perché le donne di tutto il mondo si unissero contro la barbarie, maschilista, patriarcale e terrorista. Tutte, nessuna esclusa”. Non solo le donne israeliane, ma anche quelle palestinesi hanno diritto a vivere in democrazia “nel reciproco riconoscimento”, insiste Sabbadini. Una battaglia che non ha confini e che parte dall’urgenza di fare rete: “Donne ucraine e russe, donne italiane, europee, americane. Donne iraniane e afgane. Indipendentemente dal colore della pelle, dalle religioni, dalle culture. Per questo sto con le donne israeliane con tutte le mie forze, ma sto anche con le palestinesi e tutte le altre che soffrono sotto il giogo del fondamentalismo patriarcale”. La libertà femminile, sottolinea, “si raggiunge con la sorellanza”. È un tema che Sabbadini ha più volte evocato in questi mesi. L’ha fatto anche lo scorso 25 novembre, in concomitanza con la giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne, quando ai microfoni di Radio Radicale aveva denunciato non solo la mancanza di solidarietà nei confronti delle donne israeliane, ma anche “la latenza di una realistica analisi attorno alla cultura patriarcale che ogni giorno priva le donne, nei paesi arabi, della loro libertà”.