FEMMINICIDIO – Lia Levi: Farsi sentire per tornare a sperare
“Spero di tornare a sperare”. È la frase che riassume lo sconforto provato in questi mesi da Lia Levi, 92enne scrittrice sfuggita in gioventù alla persecuzione nazifascista e voce sempre attiva nella denuncia degli indifferenti di ieri e di quelli di oggi. Levi è impegnata in alcune presentazioni nel Nord Italia e tornerà a Roma soltanto venerdì. Ma sarà comunque presente col pensiero alla maratona oratoria che si svolgerà domani sera in piazza Santi Apostoli a partire dalle 18, promossa dall’associazione Setteottobre per non dimenticare la violenza “contro donne ebree e israeliane” che si è consumata quel giorno e che prosegue da allora sugli ostaggi ancora prigionieri di Hamas. Tra i sostenitori dell’evento, cui hanno aderito anche vari esponenti del mondo della cultura, ci sono Ucei e Comunità ebraica di Roma. “C’è un tempo per ogni cosa. Purtroppo la tragedia si sta ancora compiendo e quindi non è ‘speranza’ la prima parola a cui penso in questo momento”, dichiara a Pagine Ebraiche la scrittrice, autrice di libri per l’infanzia che hanno affrontato gli anni bui del Novecento partendo dalla sua esperienza personale di bambina nell’Italia dell’odio. Con “Questa sera è già domani”, uno dei suoi testi più amati, ha vinto nel 2018 il Premio Strega Giovani. Levi è amareggiata: “Di Shoah oggi si parla, di Shoah si scrive, sulla Shoah si fa memoria. Al contrario i fatti del 7 ottobre è come se non fossero mai accaduti, sono stati cancellati e rimossi dal discorso pubblico”. Una situazione inaccettabile. “Dobbiamo farci sentire: in qualunque modo, ovunque, ciascuno deve agire nelle sue possibilità“, esorta Levi. Una battaglia universale, non riservata ai soli cittadini ebrei o israeliani, “per difendere dei valori e dei principi che sono di tutti, la nostra civiltà“. Gli organizzatori della maratona oratoria condivideranno domani con i partecipanti al presidio una sua video-testimonianza, registrata per l’occasione. Un piccolo ma significativo contributo per illuminare “sui pericoli che corriamo per le conseguenze di un antisemitismo storico che non muore mai e di cui misuriamo oggi nuovi drammatici effetti”. Non ci sono ricette magiche per contrastarlo, ma un punto resta centrale: “Dobbiamo diffondere il più possibile conoscenza, perché è ciò che più manca al giorno d’oggi”. Solo così, ribadisce la scrittrice, “potremo tornare a sperare”.