7 OTTOBRE – Angelica Calò Livnè: Vogliamo la pace e ci difenderemo coi denti
Sono ormai cinque mesi. La tensione non scende, al contrario. L’illusione di una cena a Beirut, insieme a qualche amica libanese che lavora in teatro o insegna in qualche università diviene ogni giorno più labile, più effimera. Leggo di sfuggita un articolo che Yehuda, responsabile della sicurezza in kibbutz, sta scrivendo per il giornale di Sasa.
È importante che tutti sappiamo che qualunque evento bellico possa verificarsi, un’infiltrazione di terroristi, un attacco massiccio alle nostre case o qualsiasi tipo di combattimento che raggiunga Sasa, la risposta iniziale spetterà a noi, cioè alla squadra di emergenza dei riservisti!
Ecco perché facciamo tutto il possibile per allenarci, equipaggiarci e comportarci in piena allerta, per non farci sorprendere in alcun modo!
L’obiettivo è preparare e formare i membri della squadra di riserva per oggi, ma anche per quando la guerra terminerà. Dobbiamo migliorare le attrezzature e rafforzare tutti i preparativi nel kibbutz in caso di attacco, nella speranza di non vedere questo giorno.
Il Ministero della Sicurezza, il Consiglio Regionale dell’Alta Galilea e anche i membri della squadra di pronto intervento, sanno che la prima risposta, in caso di attacco, dovremo fornirla noi stessi, i membri del kibbutz. Se ci sarà lo scenario di un ampio attacco lungo il confine settentrionale, in molte località contemporaneamente, Tsahal non avrà tempo per raggiungerci, e, le Israeli Defense Forces saranno costrette a correre nelle città più grandi. I piccoli insediamenti del settore rurale, cioè noi, riceveranno una risposta quando possibile… due o tre giorni dopo, nella migliore delle ipotesi. Per questo ci stiamo impegnando al massimo per mantenere, rafforzare e migliorare il nostro sistema di difesa.
La strage del 7 ottobre era un’iniziativa di Hassan Nasrallah, il capo del gruppo terroristico Hezbollah. Avrebbe dovuto essere perpetrata nel nord ma Yahya Sinwar, il capo di Hamas a Gaza, si è entusiasmato a tal punto all’immagine delle atrocità da attuare sul suo confine con Israele che ha “rubato l’idea” ai suoi colleghi terroristi. C’è chi sviluppa idee e progetti nell’high-tech, chi spende le sue energie nella ricerca scientifica, chi si prodiga nelle arti e chi indirizza tutte le proprie capacità in disegni di odio e distruzione, anche a discapito della propria gente.
Dal canto nostro, anche se molti al mondo si esprimono con critiche e rancore nei nostri riguardi e cercano di escluderci dagli eventi internazionali, in Israele continuiamo a scrivere canzoni per l’Eurovisione, a creare novità per la Biennale di Venezia, ad allenarci nello sport per le Olimpiadi, a proporre progetti scientifici per migliorare la vita dell’umanità, a scrivere pagine nuove per il futuro dei nostri figli e nipoti, ma sempre rimanendo allerta, pronti a ogni evenienza.
Continueremo a difenderci finché troveremo gli interlocutori saggi che capiscono che solo in pace vincono tutti.
Angelica Calò Livnè