JewBelong e Frum TikTok: una risata seppellirà l’odio
“Sapevamo che Hamas si nasconde nelle scuole. Ma non sapevamo che fra queste ci fossero anche Harvard, Penn, e Columbia”. Una freddura molto efficace che meglio di un articolo giornalistico fa riflettere sulle inquietanti dichiarazioni delle tre presidenti di tre prestigiosi college statunitensi. Dichiarazioni rese alla Camera dei Rappresentanti dalle rettrici di Harvard, Claudine Gay, della Penn University, Elisabeth Magill, e del MIT, Sally Kornbluth, secondo cui invocare il genocidio degli ebrei non viola necessariamente le regole delle tre accademie ma “dipende dal contesto”. Scoprire che l’antisemitismo trova protezione ai piani più alti della Ivy League è stata una doccia fredda. Meglio riderci sopra, come hanno fatto le menti di JewBelong. “Al giorno d’oggi l’antisemitismo è in crescita e può essere difficile essere un ebreo gioioso quando si ha un bersaglio sulla schiena. L’approccio coraggioso di JewBelong chiama in causa l’odio per gli ebrei. I nostri cartelloni rosa e bianchi, i camion con le affissioni, il sito web e la forte presenza sui social media affrontano con forza l’antisemitismo e sostengono l’ebraismo gioioso”. JewBelong non vuole strappare sempre il sorriso: alle porte di Las Vegas, Los Angeles, Chicago e Miami l’organizzazione no profit ha fatto affiggere dei grandi cartelloni bianchi e rosa con scritto: “Non essere ingenuo: Hamas è un problema anche tuo”. Un messaggio che non fa ridere come non ha fatto ridere l’attacco vandalico contro uno dei camion di JB lo scorso novembre nel campus della George Washington University nella capitale degli Usa. Ma a JB non si sono persi d’animo: “Un cartellone può mettere fine all’antisemitismo? No, ma tu non sei un cartellone” è la nuova scritta apparsa a San Diego. Anche Frum TikTok (dove frum significa ebreo devoto) l’ha presa con ironia postando dei cartoni animati brevi – nella logica di TikTok – e divertenti. “Pronto? Parlo con la presidenza di Yale? Chiamo dall’Ufficio della Cultura d’Israele. È vero che avete tolto il nome ‘israeliano’ da uno dei vostri menu a mensa?”, chiede una garbata signora dai capelli bianchi a una più giovane collega negli Usa. “E che lo avete fatto dopo le proteste di alcuni studenti?”. Risposta imbarazzata: “Mi lasci verificare…”. La replica: “Avete fatto benissimo. Anche noi stiamo molto attenti all’appropriazione culturale. Infatti vi chiamo per avvertirvi che dovete togliere le parole in ebraico dal vostro logo. Quelle sono nostre. E se non le togliete, vi denunciamo. Anche il giallo che usate nel logo è nostro, ma se vuole glielo spiego un’altra volta”.
(Foto JewBelong)