ARTE – La Biennale di Gerusalemme, in mostra i valori irrinunciabili

Dal museo di arte ebraica italiana Umberto Nahon al museo delle Terre Bibliche, sono oltre venti le sedi della sesta edizione della Biennale di primavera in corso a Gerusalemme (10 marzo – 29 aprile). Una rassegna diffusa in tutta la capitale israeliana con mostre, installazioni, incontri dedicati all’arte contemporanea. La Biennale era prevista in autunno, ma le stragi del 7 ottobre e l’inizio del conflitto a Gaza hanno costretto gli organizzatori a posticipare la rassegna. “Abbiamo fissato la nuova apertura per l’inizio del mese ebraico di Adar Bet (10 marzo) con l’auspicio che sia un momento di svolta e speranza. La sfida per noi è mantenere la collaborazione con il mondo dell’arte internazionale. Una sfida più grande e importante che mai”, ha commentato Rami Ozeri, direttore della Biennale. A guidare questa edizione della manifestazione il detto ebraico Tzon Barzel, letteralmente Gregge di ferro. La frase, spiega Ozeri, è tratta dalla Mishnah (uno dei testi fondamentali dell’ebraismo) e “fa riferimento ai beni inalienabili portati in dote dalle donne in matrimonio, ma soprattutto oggi richiama i valori inviolabili e irrinunciabili della cultura ebraica e israeliana”. Da questo spunto hanno preso le mosse artisti e curatori, prosegue il direttore della Biennale, per proporre e identificare i propri principi inalienabili.
Ad esempio al museo Nahon è stata inaugurata la mostra “Fili”: esposizione dedicata a opere in tessuto realizzate nel corso dei secoli da alcune donne ebree italiane, affiancate a installazioni di artiste contemporanee. Diversi dei lavori esposti, spiegano dal museo, sono “stati realizzati riutilizzando tessuti provenienti da indumenti di uso domestico, trasformando così prodotti della vita quotidiana in oggetti sacri”.

(Foto di Yair Medina)