CINEMA – Sette benedizioni e un segreto

Chi cederebbe mai la propria figlia in affido a una sorella sterile? È questa la domanda che si è posta la sceneggiatrice israeliana Eleanor Sela quando ha scoperto il segreto della propria famiglia. Un segreto che l’ha spinta a scrivere Sheva Berakhot (Seven Blessings è il titolo per la distribuzione internazionale).
Miglior film, regia, sceneggiatura, attrice protagonista, attrice coprotagonista: sono solo alcuni dei dieci premi assegnati al film nell’ambito degli Ophir Awards, il maggiore riconoscimento per i film prodotti in Israele, fra i quali viene selezionato anche quello da presentare agli Academy Awards come rappresentante nazionale per la competizione nella categoria “miglior film straniero”.
Il lungometraggio non è ancora stata proiettato in Italia, ma Pagine Ebraiche lo ha visto in anteprima, incontrando la sceneggiatrice. La storia è quella di Marie che, dopo molti anni trascorsi lontano da casa, in Francia, torna in Israele con il fidanzato, Dan, per celebrare prima il matrimonio e poi festeggiare insieme alla famiglia le sheva berakhot, sette benedizioni che si tengono per una settimana, secondo la tradizione, durante una cena a rotazione nelle case dei parenti degli sposi.
Nel corso della cerimonia nuziale avviene qualcosa di insolito: Marie è accompagnata sotto la kuppah, il baldacchino degli sposi, dalla madre e da quella che scopriremo essere la zia, che ha svolto per molti anni le veci materne. Poi, durante le foto di rito, la pedana su cui la coppia e parenti sono in posa, crolla sotto il peso di una famiglia ingombrante. Un crollo strutturale che anticipa le tensioni che verranno rivelate durante le cene. Marie, che è stata affidata da piccola alle cure della zia, considera il matrimonio un’occasione di confronto e si aspetta dai familiari delle scuse per essere stata allontanata dal nucleo d’origine. La separazione le ha lasciato una ferita profonda, ma la madre e i fratelli non la capiscono e la considerano una privilegiata che crescendo con gli zii ha avuto una vita più agiata e maggiori occasioni di successo.
Gli occhi scurissimi di Eleanor Sela si accendono quando le chiediamo come il film sia legato alla storia della sua famiglia, originaria del Marocco: “Due sorelle di mia nonna hanno affidato due bambine alla loro sorella maggiore. All’inizio sapevo solo della scelta di una delle due zie e solo dopo ho saputo dell’altra, perché era un gran segreto e non ne parlavano”. Una storia che per molti versi ricorda quella narrata nel romanzo L’arminuta di Donatella di Pietrantonio, ambientato in Abruzzo e vincitore del Premio Campiello nel 2017. “Non lo conosco.” ammette Sela “Ma non mi stupisce: ci sono casi in tutto il mondo, anche in Francia e perfino in Giappone e Cina. Ho cominciato a fare ricerche perché ho tre figli e non riuscivo a rendermi conto di come si potesse ‘cedere’ una figlia. Ho scoperto che un tempo accadeva molto più spesso di quanto credessi: prima una mia buona amica, poi l’autista che mi porta al lavoro, infine la stessa Reymonde Amsellem, cosceneggiatrice e interprete di Marie nel film, avevano tutti casi simili in famiglia. Ho cercato di capire e ho chiesto alla sorella di mia nonna come mai lei avesse ceduto una figlia e mia nonna invece no. ‘ Che domanda!, ’mi ha risposto contrariata. ’Io avevo dieci figli, lei solo sette!’”.
Nel film si ride e si sorride. L’incontro fra la famiglia ashkenazita istruita di Dan e l’ingombrante e rumorosa famiglia sefardita di Marie ripropone un contrasto etnico che compare spesso nel cinema israeliano. Un tema ricorrente che qui funziona e si integra bene con le parti più drammatiche della pellicola. Ayelelet Menahemi dirige gli attori con un ritmo serrato ma che lascia spazio all’introspezione dei personaggi. Da segnalare come la regista coordini una squadra di interpreti non solo professionisti, ma anche occasionali. “Il personaggio dello zio sordo, per esempio, non è un attore, ma è davvero mio zio. Alla fine, sul set, siamo diventati come una grande famiglia”, racconta la sceneggiatrice, che nel film è anche attrice e interpreta Irit, una delle sorelle di Marie.
Seven blessings è ancora nelle sale israeliane ed è già stato acquistato dal network televisivo Keshet, ma non ha ancora accordi di distribuzione in Italia.
“In Israele la situazione ora è complicata, ma sono convinta che possa avere successo anche lì da voi,” conclude Sela. “La pellicola non tratta solo il fenomeno dei figli ceduti: quella raccontata è una famiglia con un dolore e tutte le famiglie hanno un dolore di qualche tipo, un segreto da gestire. È un film pieno di umanità e compassione, che mostra come una famiglia possa trovare la forza di guarire dai propri traumi e riconciliarsi”.

Simone Tedeschi