LIBRI – Il Memoriale di Edgardo Mortara torna in libreria
Cassuto Morselli: vicenda dolorosa, da conoscere e rielaborare

Premiato dalla critica con vari riconoscimenti, ma anche al botteghino con buoni incassi, il film “Rapito” di Marco Bellocchio ha riportato d’attualità la vicenda del piccolo Edgardo Mortara. La storia del bambino ebreo rapito da Pio IX per un supposto battesimo operato di nascosto da una domestica e instradato verso una carriera nella Chiesa è di quelle che non si possono non conoscere per tracciare la strada percorsa nelle relazioni tra ebrei e cristiani.

Un utile strumento è la ripubblicazione del memoriale scritto sul finire della vita dallo stesso Mortara, propagandato in passato da una certa intellighenzia cattolica arroccata in una impossibile difesa dell’ultimo “papa re” e oggi di nuovo a disposizione del lettore in un’edizione curata per l’editore Marietti1820 dal presidente della Federazione delle Amicizie Ebraico-Cristiane in Italia (Aec) Marco Cassuto Morselli.
Ricorda lo studioso che il caso Mortara generò a suo tempo un clamore paragonabile “a quello che decenni più tardi venne suscitato dall’Affaire Dreyfus e poi dai Protocolli dei Savi di Sion: nell’insieme i tre casi rappresentano quell’antisemitismo di tipo politico-sociale che ha preceduto e preparato, accanto al tradizionale antigiudaismo di matrice religiosa, l’antisemitismo razzista che ha portato alla Shoah”.

In quest’ottica la ripubblicazione del memoriale non punta “a rinfocolare vecchie polemiche”, ma ad affrontare piuttosto “una vicenda dolorosa che deve essere rielaborata in modo da rimuovere un ostacolo alle relazioni ebraico-cristiane”. I passi avanti da allora sono sotto gli occhi di tutti, riconosce Cassuto Morselli. Ma gli ostacoli allo sviluppo dei rapporti restano comunque notevoli. E non riguardano soltanto l’attualità del conflitto in Medio Oriente, che ha riaperto incomprensioni denunciate di recente dallo stesso presidente della Aec, ma si annidano anche nei meandri del diritto canonico. Là dove ad esempio è ancora stabilito che “il bambino di genitori cattolici e persino di genitori non cattolici, in pericolo di morte è battezzato lecitamente anche contro la volontà dei genitori”. Una norma in disuso, ma che riecheggia i drammatici tempi del caso Mortara. Se venisse abrogata, suggerisce il curatore, ciò avrebbe “un enorme impatto sulle comunità ebraiche, non solo a Roma, ma in tutto il mondo”.

C’è intanto “un segno di speranza” da accogliere. L’abate generale dei canonici regolari lateranensi, don Franco Bergamin, ha voluto contribuire a questa pubblicazione con una sua postfazione. Nella sua riflessione Bergamin lancia tra gli altri un messaggio: “Decostruire l’antigiudaismo cristiano non costituisce un pericolo per il cristianesimo, ma è al contrario una via di purificazione da quel peccato che ha provocato molto dolore agli ebrei e all’ebraismo”. Al tempo stesso Bergamin sostiene che quel peccato ha nuociuto anche ai cristiani “in quanto ha allontanato il cristianesimo dalle sue radici ebraiche”.

a.s.