ODIO ONLINE – Chef Rubio condannato a togliere post contro Setteottobre
Il Tribunale di Roma ha ordinato, in via cautelare, a Gabriele Rubini, noto come Chef Rubio, di rimuovere dal proprio profilo sulla piattaforma X alcuni messaggi “offensivi e denigratori” nei confronti dell’associazione Setteottobre, nata per sostenere Israele dopo le stragi di Hamas. Nei suoi messaggi sui social Rubini ha attaccato l’associazione, accusandola “di difendere la pulizia etnica e il genocidio”, spiega Daniel Hazan, uno degli avvocati che rappresentano Setteottobre. “Non si può impedire a qualcuno di accusare Israele di compiere un genocidio o pulizia etnica, ma, come in questo caso, si può impedire l’aggressione verbale nei confronti di un’associazione e l’attribuzione impropria di alcuni principi”, sottolinea Hazan.
Il tribunale ha ordinato in particolare la rimozione di due messaggi, entrambi pubblicati da Rubini, noto per le sue posizioni contro Israele, il 22 dicembre 2023. Il primo, in risposta a un messaggio di Stefano Parisi in cui annunciava la pubblicazione del manifesto dell’associazione Setteottobre sul sito Linkiesta. “Che bello difendere valori quali la pulizia etnica dei nativi semiti palestinesi, il loro genocidio, l’occupazione nazista della Palestina per mano dei suprematisti ebraisti e dei coloni terroristi, i rastrellamenti, le fosse comuni, 27.000 morti in due mesi. Bravi”. Nel secondo, Rubini attaccava: “I sostenitori del sionismo (quindi del nazismo, fascismo, suprematismo, dell’odio antiarabo e antimusulmano) di quest’associazione che promuove odio, morte, distruzione, menzogne e disumanità lo sanno chi uccise chi quel giorno? Diteglielo”.
La giudice Damiana Colla ne ha ordinato la cancellazione perché rappresentano “comunicazioni illecite e lesive” e ha fissato “una penale di 500 euro” per ogni giorno di ritardo nella rimozione.
Nell’ordinanza la giudice ha sottolineato come l’attribuzione da parte di Rubini all’associazione Setteottobre “di delitti tra i suoi valori ed ideali non può che essere offensiva e denigratoria dell’attività dell’associazione che ha affermato, invece, di voler sostenere e tutelare il diritto alla difesa di Israele, oltre che contrastare l’antisemitismo, concetti che possono criticamente non essere condivisi ed avversati, ma non possono (…) essere il fondamento dell’effettuata aggressione alla sfera morale dell’associazione, la cui attività statutaria appare, piuttosto, riconducibile ad iniziative di informazione e dibattito all’esito dei fatti del 7 ottobre scorso”.
L’ordinanza, emessa l’11 marzo, “è esposta a revisione come tutti i provvedimenti d’urgenza”, spiega Hazan. Non è la prima volta, aggiunge l’avvocato, che Chef Rubio è stato costretto a cancellare i suoi post.