7 OTTOBRE – Da Israele alla Diaspora una preghiera per gli ostaggi
L’invito è arrivato da Israele: recitare insieme lo Shemà (la preghiera più sentita e conosciuta dagli ebrei di ogni latitudine), pregando per il ritorno degli ostaggi, per i soldati impegnati nella lotta al terrorismo e per l’unità del popolo ebraico. Dall’Italia agli Stati Uniti, l’adesione è stata trasversale. L’appuntamento è per le 17:30 israeliane di oggi (16:30 italiane) con la preghiera comune organizzata al Kotel (Muro Occidentale), a Gerusalemme. «Come tutto il popolo ebraico, anch’io mi unisco alla preghiera dello ‘Shemà Israel’ per il ritorno di tutti gli ostaggi, la guarigione di tutti i feriti nel corpo e nell’anima, il successo e la pace dei nostri soldati ed eroi, e per l’unità del popolo di Israele», ha commentato il presidente israeliano Isaac Herzog, aderendo all’iniziativa. Ci sarà anche una diretta in rete dell’evento, a cui prenderanno parte alcuni famigliari dei 134 ostaggi ancora detenuti a Gaza. «Non ci sono parole più potenti per un ebreo dello ‘Shema Israel’ (‘Ascolta Israele’)», ha sottolineato Idan Baruch al sito Makor Rishon. Suo fratello Uriel, 32 anni, è da 167 giorni nelle mani di Hamas. «Non ne possiamo più, siamo stufi, abbiamo i nervi a fior di pelle. Ci manca l’aria per sopravvivere un altro giorno», ha commentato con amarezza Baruch. «Vogliamo abbracciare i nostri cari e lasciarci finalmente tutto questo alle spalle».
La preghiera comune dello Shemà si svolge durante il Digiuno di Ester, poco prima di Purim, una festa gioiosa. «È terribilmente difficile celebrare Purim, mascherarsi, essere felici in questo momento», sottolinea a ynet Shir Siegel. Sua madre e suo padre sono stati rapiti il 7 ottobre dal kibbutz Kfar Aza. La prima è stata liberata, il secondo è ancora prigioniero. «Grazie a questa preghiera saremo in grado di fare qualcosa per celebrare la festa», afferma Shir. «Spero l’anno prossimo di potere festeggiare veramente Purim. Non celebreremo una vittoria, perché non ce ne sarà una dopo quello che abbiamo passato, ma potremo festeggiare la libertà, l’unità, l’ebraismo».