MEDIO ORIENTE – Biden non blocca risoluzione Onu per il cessate il fuoco

La vera novità non è il contenuto della risoluzione – un cessate il fuoco immediato e la liberazione altrettanto immediata degli ostaggi. La vera novità è che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è riuscito a superare la logica dei veti incrociati che ha prevalso sino a tre giorni fa. Alla vigilia dell’attentato rivendicato dall’Isis che è costato la vita a 137 persone a Mosca, la Federazione Russa e la Repubblica popolare cinese avevano bloccato sul nascere un testo analogo promosso dagli Stati Uniti. Questa volta Mosca e Pechino non si sono opposte, complice il colpevole silenzio del testo approvato con l’astensione degli Usa: la nuova risoluzione non chiede l’esplicita condanna di Hamas per le atrocità del 7 ottobre né, peggio ancora, condiziona l’inizio del cessate il fuoco alla liberazione, pure auspicata, degli ostaggi.
Il governo israeliano ha reagito con disappunto, cancellando la visita prevista in settimana a Washington DC di una delegazione di alto livello. Per lo stesso motivo Hamas ha accolto il testo sottolineando che la fine “dell’occupazione sionista” porterà in seguito alla liberazione dei civili israeliani rapiti il 7 ottobre. Di certo l’astensione Usa – con la quale la Casa Bianca strizza l’occhio all’ala liberal del Partito democratico di Joe Biden – crea un nuovo problema per il gabinetto di guerra di Bibi Netanyahu, che si trova più isolato sul piano internazionale: i partiti alla destra del Likud (la formazione del premier) grideranno al tradimento da parte dell’alleato Usa e Bibi non potrà che dar loro ragione. La risoluzione non fa un regalo neppure ai centristi di Benny Gantz, saliti a bordo del governo dopo il 7 ottobre. Non meno determinati a liberare Israele dalla minaccia del terrore, gli uomini di Gantz sono stati costretti a giocare d’equilibrio, considerando la risoluzione priva di significato ma dicendosi pronti ad ascoltare l’alleato a stelle e strisce.

dan.mos.