TORINO – Rav Finzi: intollerabile equiparazione fra noi e propal
«Da una parte c’era un presidio autorizzato, in cui si è espressa in modo democratico una posizione a difesa d’Israele. Dall’altra, un corteo non autorizzato, violento, che ha cercato di censurare il nostro diritto ad esprimerci. Ma come si fa a equiparare le due manifestazioni?». L’interrogativo è di rav Ariel Finzi, rabbino capo di Torino. L’amarezza, racconta a Pagine Ebraiche, è tanta all’indomani del presidio organizzato davanti al rettorato dell’università di Torino. Per il rav è incomprensibile come la copertura mediatica oggi metta sullo stesso piano l’iniziativa promossa da Comunità ebraica, Ugei e altre sigle con il tentativo di bloccarla da parte di un corteo di studenti filopalestinesi. «Sono arrivati con i fumogeni, hanno cercato di rompere il cordone di sicurezza della polizia e di sfondare un cancello per avvicinarsi a noi. Se fosse successo, temo sarebbe finita in tragedia. Poi oggi leggo: ‘Israele spacca gli atenei’. Ma come Israele? Qui chi fa violenza è chi cerca di censurare. Eppure si continua a metterli sullo stesso piano con chi manifesta civilmente il proprio dissenso», ribadisce Finzi. «Ora l’equiparazione è diventata una costante. E così si può paragonare senza vergogna Israele a Hamas. Si può paragonare un esercito, impegnare a seguire le regole di un conflitto, con un movimento terroristico che stupra, uccide, sgozza e non si preoccupa dei suoi stessi civili». A chi propone un dialogo con i contestatori, il rav risponde: «Io sarei disponibile a farlo, ma qui non c’è nessun desiderio di ascoltare l’altro. Di provare a comprendere una posizione diversa dalla propria. Non c’è nessun rispetto per le regole democratiche. C’è la censura». Il colmo, aggiunge, è che chi viola il diritto di parola poi dia lezioni di democrazia. «È una follia».
Intanto rimane la richiesta al rettore dell’università di Torino di stralciare la mozione votata dal senato accademico una settimana fa. «La stessa mozione non è stata approvata seguendo le regole. E in ogni caso è vergognosa e figlia della superficialità». Il provvedimento censura la possibilità che ricercatori dell’ateneo torinese partecipino al bando del ministero degli Esteri, in scadenza il 10 aprile, per progetti di collaborazione tra Italia e Israele. «Speriamo in un passo indietro dell’università. È un precedente pericoloso», conclude rav Finzi.