CULTURA – L’Italia ebraica e i suoi libri, prima della tempesta

Nel 1933 l’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane si rivolse allo studioso galiziano Isaia Sonne (1887-1960), affidandogli il compito di svolgere una ricognizione presso le comunità ebraiche distribuite sul territorio nazionale, per valutare la consistenza del patrimonio bibliografico e di testi manoscritti. Lo studioso ne trarrà una documentata relazione, a lungo inedita e oggi fruibile online sul sito della Fondazione Cdec.
Una «straordinaria fotografia» di un’epoca in un momento di crescente insicurezza per gli ebrei italiani, come ha rilevato il direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera nell’introduzione al volume “Note a margine” curato da Stefania Roncolato che illumina l’importanza di quel censimento anche in quanto «fonte unica» per lo studio della storia e cultura ebraica a cavallo tra età moderna e contemporanea. È il tema di cui tratta la studiosa Serena Di Nepi, professoressa associata di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma. L’iniziativa di Sonne, spiega, permette di ragionare nel merito «da prospettive inusuali» e con annotazioni dal peso specifico «indiscutibile». Di Nepi ne parlerà martedì 2 aprile alle 18, alla Biblioteca nazionale dell’ebraismo italiano Tullia Zevi di Roma, nel corso di un incontro del ciclo “Scrivi questo ricordo nel Libro” curato da Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia e Ucei e dedicato proprio a Sonne e al suo lascito.
Sono quelle stanze d’altronde a ospitare la copia originale della sua relazione, sguardo peculiare su un mondo presto atteso da prove esistenziali e fonte di informazioni su collezioni andate purtroppo disperse negli anni più bui del Novecento. È il caso della biblioteca della Comunità ebraica romana, che fu sequestrata dai nazisti dell’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg. O di quella degli ebrei fiumani, che fu invece distrutta da un incendio.
Sarà anche un’occasione per parlare della vicenda di Sonne nel suo insieme.
Nato in un città dell’allora Impero austro-ungarico – oggi in Ucraina – nel 1913 aveva completato gli studi rabbinici in Italia, conseguendo poi un dottorato in filosofia ebraica con una tesi su Spinoza e la filosofia ebraica medievale all’Università di Zurigo. Al Collegio Rabbinico Italiano avrebbe insegnato in seguito materie come Talmud, filosofia, letteratura rabbinica e storia ebraica, diventando inoltre vicedirettore del Collegio medesimo per gli ebrei sefarditi di Rodi. Il dramma era però ormai alle porte. Sonne riuscì a scampare alla Shoah, fuggendo negli Stati Uniti grazie al programma “Refugee Scholars Project”.

(L’evento sarà anche in diretta sulla pagina Facebook della Fondazione Beni Culturali Ebraici e sul sito della webtv Ucei)