ISRAELE – La testimonianza di Maya Regev:
Molestate tutte le donne prigioniere di Hamas
Ogni donna israeliana prigioniera di Hamas a Gaza «è stata molestata sessualmente».
Lo afferma Maya Regev, 21 anni, liberata a fine novembre assieme al fratello Itay. Entrambi erano stati catturati il 7 ottobre al Supernova Festival. La loro storia, raccontata a fine ottobre dal padre Ilan durante un’iniziativa di solidarietà al Tempio Maggiore di Roma, aveva commosso l’Italia ebraica. «Sono tornata dopo 50 giorni di prigionia e sto ancora affrontando dei problemi», ha ammesso Maya durante un incontro alla Knesset, il Parlamento israeliano. Regev è intervenuta assieme ad altre ex prigioniere di Hamas, denunciando come inopportuna la prossima sospensione dei lavori dell’assise perché «ogni minuto ha un peso». Al suo fianco c’era tra le altre Sharon Aloni Cunio, rilasciata sempre a novembre con le figlie gemelle di tre anni Emma e Yuli. «Essere una donna in prigionia significa avere paura costante», ha affermato Cunio. «L’impotenza è un sentimento che non auguro a nessuno. Il tempo si ferma, ogni minuto è un’eternità, ogni movimento del terrorista ti fa rivoltare lo stomaco perché non si sa cosa potrà accadere. Mi farà del male? Prenderà una delle mie bambine?».
Il governo israeliano si trova intanto a fronteggiare polemiche internazionali per la morte di sette operatori umanitari della World Central Kitchen (Wck), uccisi per errore in un’azione dell’esercito a Gaza. «Le nostre forze hanno colpito involontariamente persone innocenti nella Striscia di Gaza», ha ammesso il primo ministro Benjamin Netanyahu, appena dimesso dall’ospedale Hadassah di Gerusalemme dopo l’intervento subito per un’ernia. Il primo ministro ha dichiarato che un’indagine accerterà la dinamica dei fatti, sottolineando comunque che eventualità del genere purtroppo «succedono in guerra». Sul caso si è espresso anche il portavoce militare, Daniel Hagari, che non solo ha inviato le proprie condoglianze ai familiari delle vittime ma anche garantito un’esame «accurato e trasparente» su quanto avvenuto.
Tensione alle stelle con l’Iran dopo l’uccisione del generale Mohamed Reza Zahedi nel bombardamento del consolato iraniano a Damasco, un’azione da molti attribuita a Israele, che, da prassi, non l’ha rivendicata. I proclami da Teheran non si sono fatti attendere. «Il malevolo regime di Israele sarà punito per mano dei nostri coraggiosi uomini», ha minacciato la Guida suprema Ali Khamenei. Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente iraniano Ebrahim Raisi, che ha dichiarato: «Il crimine non rimarrà senza risposta».