ISRAELE – Nuove scuse per il caso World Central Kitchen
I familiari degli ostaggi colorano di giallo la Knesset

Da parte dell’esercito israeliano «non c’era nessuna intenzione» di colpire i volontari della World Central Kitchen rimasti uccisi nel corso di un attacco aereo a Gaza. La loro morte «è un errore causato da un errore di identificazione, di notte, nel mezzo di una guerra, in condizioni molto complesse».
A ribadirlo è stato il capo delle forze armate d’Israele Herzi Halevi, in un video in cui l’alto rappresentante dell’esercito dichiara che l’incidente «non sarebbe dovuto accadere» e in cui rivolge le proprie scuse «dal profondo del cuore» ai familiari delle vittime e alla ong. Nell’occasione Halevi ha anche spiegato che l’esercito è al lavoro per rafforzare l’erogazione di aiuti umanitari e per tutelare i lavoratori coinvolti in questo sforzo, sottolineando come Israele sia in guerra «contro Hamas», ma non «contro la popolazione di Gaza». Sarà un organismo indipendente, come già annunciato dalle autorità israeliane, a investigare e valutare i fatti. «Impareremo dalle conclusioni e le implementeremo subito», ha detto Halevi nell’assicurare una condivisione di quanto sarà emerso durante l’approfondimento in «piena trasparenza». Nel frattempo il capo dello Stato Isaac Herzog ha telefonato a José Andrés, il fondatore della World Central Kitchen, esprimendo «profondo dolore e sincere scuse» per la morte dei sette volontari e ringraziando la ong per l’impegno a fianco «di israeliani e palestinesi e per l’affermazione di valori umani». La Casa Bianca si è detta «afflitta» per l’accaduto. Mentre Josep Borrell, l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, ha invocato «un cessate il fuoco immediato, un pieno accesso umanitario e una protezione rafforzata dei civili». I corpi di sei dei setti operatori umanitari rimasti uccisi sono arrivati mercoledì da Gaza in Egitto. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, riporta intanto la stampa israeliana, esaminerà venerdì una bozza di risoluzione che chiede un embargo sulle armi a Israele, citando il “rischio plausibile di genocidio a Gaza”.
Sempre mercoledì le sirene hanno dato di nuovo l’allarme aereo nel nord d’Israele: droni in arrivo dal Libano sono stati avvistati sopra Kyriat Shmona e sulla Galilea occidentale. Da Gerusalemme ha invece fatto notizia un gruppo di familiari dei 136 ostaggi israeliani rapiti da Hamas e trattenuti a Gaza: entrato nell’area visitatori della Knesset, il Parlamento israeliano, il gruppo ha imbrattato di vernice gialla i vetri che separano l’aula vera e propria dall’area ospiti per sollecitare la classe politica a impegnarsi di più per la liberazione degli ostaggi.