LA CRITICA – Ruben Della Rocca: verso un 25 aprile inquinato
È un’alba piena di nubi minacciose quelle che si addensano sul prossimo 25 aprile, giorno della liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista.
A giudicare dai volantini e dalle locandine apparsi sui social da parte di organizzazioni studentesche che si sono già distinte per l’utilizzo di metodi squadristi, non permettendo a giornalisti ebrei di parlare nelle università e tenendo minacciosamente ostaggio senati accademici degli atenei italiani, c’è da preoccuparsi e temere il peggio.
Un 25 aprile «in nome dell’antifascismo e dell’antisionismo», questo è il loro motto per la ricorrenza che ci apprestiamo a vivere tra poco più di due settimane.
Una ricorrenza quindi, la festa di tutti gli italiani, che rischia di essere strumentalizzata e vilipesa come già accaduto il 27 gennaio scorso con il giorno internazionale della Memoria della Shoah; come anche l’8 marzo scorso, la Festa della Donna. Appuntamenti rovinati da chi se ne è indebitamente appropriato, evocando genocidi inesistenti nel primo caso, e da chi ha colpevolmente dimenticato gli stupri e i femminicidi del 7 ottobre scorso in Israele nel secondo caso.
Già durante gli anni scorsi il ricordo della Resistenza, della lotta all’invasore e persecutore tedesco, è stato stravolto in maniera antistorica, sia con la presenza delle bandiere palestinesi, che nulla hanno a che fare con la liberazione Italia dall’occupazione tedesca, sia con il rifiuto degli stendardi della Brigata Ebraica, protagonista, lei sì, assieme agli eserciti Alleati della liberazione del nostro paese.
Bandiere palestinesi che invece ricordano la fiera alleanza del Gran Mufti di Gerusalemme, antenato diretto di Hamas, con Hitler in nome del comune nemico ebreo, secondo i dettami dell’odio dei Fratelli Musulmani, ispiratori tanto del Gran Mufti quanto di Hamas e dalle cui file proveniva anche il leader, terrorista, dell’Olp Yasser Ararat.
Per arginare quest’anno le derive antisemite che rischiano di prendere le manifestazioni e i cortei del prossimo 25 aprile sarebbe bene che le massime istituzioni del nostro paese si esprimessero subito, in maniera netta e inequivocabile, sollecitando le forze dell’ordine a vigilare e intervenire tempestivamente perché una data di festa non si trasformi in una giornata di odio e prevaricazione, di stravolgimento dei fatti e della Storia.
Accostare il sionismo al fascismo è una barbarie intellettuale e storica e rappresenta la dimostrazione plastica di come gli studenti delle università italiane non conoscono né la storia del sionismo né tantomeno quella del fascismo.
Esprimere questo accostamento significa manifestare il proprio antisemitismo, esercizio che in questo periodo è molto in voga nei luoghi della cultura e dell’educazione.
Portarlo nelle strade e nei cortei nel giorno della Liberazione sarebbe l’ennesimo stravolgimento dei fatti e un affronto morale nei confronti di quegli ebrei italiani che hanno versato sangue per i crimini del fascismo e del nazismo e che grazie al sionismo e alla rinascita dello Stato ebraico hanno ritrovato un porto di approdo sicuro in Israele, luogo dell’anima e della mente e unica democrazia del Medio Oriente.
Chiunque abbia veramente a cuore la libertà dovrebbe rispettare e tutelare Israele e non abbandonarlo, offenderlo o chiederne la distruzione.
Ruben Della Rocca