DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 11 aprile 2024
Secondo l’intelligence Usa, l’attacco iraniano contro Israele «potrebbe avvenire nei prossimi giorni», scrive il Corriere della Sera. «Possibili obiettivi sono le strutture militari o governative di Israele». A proposito di Iran, gli ispettori Onu hanno lanciato l’allarme: nelle sue centrali nucleari «c’è un lavoro frenetico sull’uranio» ed «entro pochi mesi Teheran avrà la bomba». In un paio d’anni, riporta Repubblica, il regime potrebbe disporre di un sistema combinato di lancio di un ordigno nucleare attraverso un missile.
«Non sono un politico e non sono uno stratega. Ma ho visto che la pressione militare ha riportato a casa solo tre ostaggi. Gli altri sono stati liberati grazie a un accordo. Molti sono morti in cattività a Gaza perché Hamas crede nella morte. Quindi scelgo la strada di un’intesa. Ogni giorno può essere l’ultimo per gli ostaggi», dichiara al Giornale Gil Dickmann, 31 anni. Sua cugina Carmel Gat, 39 anni, è uno degli ostaggi israeliani a Gaza. La zia è stata assassinata nel kibbutz Be’eri il 7 ottobre.
Tre dei tredici figli del leader politico di Hamas Ismail Haniyeh sono stati uccisi ieri in un raid israeliano nel nord di Gaza. «Facevano parte delle brigate al Qassam», ha spiegato l’esercito, aggiungendo che si stavano dirigendo verso il centro della Striscia «per compiere attività terroristiche». Il padre li ha definiti «martiri» e, scrive La Stampa, ha poi parlato delle trattative in corso per la liberazione degli ostaggi. «Israele non otterrà niente nei negoziati», sostiene il capo politico di Hamas.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della fine del Ramadan, ha mandato ieri un messaggio di auguri «alle donne e agli uomini che in Italia professano la fede islamica», sottolineando come «la libertà religiosa è uno dei fondamenti della convivenza». Sul tema il Corriere della Sera ricorda le parole del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni: «Se la celebrazione di una festa è un diritto religioso, questo diritto va protetto dalla legge e va esercitato a prescindere da qualsiasi evento politico o militare». Per quanto riguarda i rapporti tra Islam e stato italiano, il rav al Giornale porta l’esempio ebraico: «Le comunità ebraiche firmando l’intesa con lo Stato hanno indicato una modalità che potrebbe essere un modello generale».
A Napoli il rettorato dell’università Federico II è ancora occupato dalla rete studentesca che chiede il boicottaggio d’Israele. Per il momento il rettore Matteo Lorito non ha replicato pubblicamente. Una scelta, scrive Repubblica Napoli, «in polemica con le modalità della mobilitazione degli studenti». A Firenze, scrive sempre nelle pagine locali Repubblica, il senato accademico ha detto «No all’interruzione dei rapporti con gli atenei israeliani». Ha approvato invece una mozione per chiedere il cessate il fuoco, borse di studio e ai percorsi d’accoglienza per studenti e docenti di Gaza. A Torino, sottolinea La Stampa, continuano invece le richieste affinché sia annullata la mozione del Senato accademico contro la collaborazione con Israele.
Secondo Ernesto Galli Della Loggia (Corriere della Sera), «il comportamento a dir poco timido degli organismi di governo di molti atenei di fronte alle agitazioni studentesche contro Israele» ha portato all’attenzione sulla loro autonomia. Troppa secondo Galli Della Loggia, che auspica che alcune competenze degli atenei dovrebbero tornare in mano al potere centrale.
Il Corriere della Sera pubblica la settima puntata del Diario da Israele dello scrittore Eshkol Nevo. In questo caso la riflessione gravita attorno al pacifismo. «Chiunque abbia un cuore e abbia visto le immagini delle privazioni, della devastazione e della fame a Gaza, non può essere favorevole alla guerra», scrive Nevo. «Ma fermarsi adesso? Quando gli ostaggi sono ancora nei tunnel? Quando Hamas esiste ancora, è ancora guidata da un pazzo, minaccia ancora esplicitamente di ripetere il 7 ottobre, di stuprare, saccheggiare e massacrare ogni volta che ne avrà l’occasione? Com’è possibile? Penso a tutto questo e dico: è complicato».
«Mi sento umiliato, offeso, molto deluso. Dovevo venire in Italia ma sono troppo arrabbiato per le notizie che ricevo, mi sembra che alcuni italiani siano ancora fascisti nell’animo, danno la colpa di tutto agli ebrei, dimenticando che questa guerra è iniziata col massacro del 7 ottobre da parte di Hamas, che vuole distruggerci, buttarci in mare». È il pensiero di Piero Cividalli, 98 anni, ultimo reduce italiano della Brigata ebraica, intervistato dal Giornale. Sulle pagine di Repubblica invece Luigi Manconi scrive «Caro amico ebreo non devi discolparti».
Sulle pagine di Repubblica l’intellettuale francese Bernard-Henri Lévy parla della necessità di «rifondare l’Onu», elencando molti passi falsi compiuti da rappresentanti delle Nazioni Unite. Ad esempio: «Un’Onu che, quando le “Einsatzgruppen” di Hamas hanno invaso Israele perpetrandovi il più grande massacro di ebrei dai tempi della Shoah, ha lasciato che Sarah Douglas, la vicepresidente di UN Women, la sua Commissione che promuove i diritti delle donne, posasse davanti a una bandiera palestinese e trasmettesse 153 tweet ostili allo Stato ebraico». Al posto dell’Onu, Lévy propone di creare un Parlamento mondiale di popoli liberi.