DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 16 aprile 2024

Tutti i quotidiani aprono sulla decisione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di rispondere all’aggressione iraniana di domenica. «Sarà un attacco mirato, ora tocca agli iraniani aspettare», ha affermato Netanyahu. Il Corriere della Sera sottolinea come il premier abbia chiesto ai generali di «individuare obiettivi significativi in Iran» e al suo partito ha confermato: «Agiremo con saggezza». Repubblica e Stampa descrivono il premier come stretto tra due fuochi. Da una parte c’è la richiesta Usa e di altri alleati a non reagire, dall’altra la pressione dei falchi del suo governo a intervenire subito.

«Non chiedetemi se Israele reagirà all’attacco iraniano, ditemi piuttosto cosa farà la comunità internazionale per fermare Teheran». Così l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar risponde al Corriere della Sera. «Ora i nostri amici ci chiedono moderazione ma cosa faranno per fermare il programma missilistico iraniano? Quegli stessi missili vengono utilizzati dalla Russia contro l’Ucraina. La Guardia Rivoluzionaria è attivamente impegnata nella promozione del terrorismo ovunque. Per evitare un’escalation bisogna agire, non solo parlare», sottolinea il diplomatico.

Per l’ex capo della Cia David Petraeus, intervistato da Corriere e Stampa, la reazione d’Israele è «scontata», ma aggiunge che né Gerusalemme né Teheran «vogliono una escalation». Sulla stessa linea il commento dell’analista israeliano Raz Zimmt a Repubblica: «Lo Stato ebraico eviti un’operazione che apra un conflitto su larga scala». L’ambasciatore iraniano a Roma, Mohammad Reza Sabouri, intervistato dal Corriere, sostiene che per Teheran lo scontro «è finito qui».

Il successo di Israele e degli Stati Uniti nell’intercettare il 99% dei droni e missili lanciati da Teheran è dovuto anche alla cooperazione di alcuni Paesi arabi, sottolinea il Corriere. Dell’alleanza anti-Iran ha fatto parte anche l’Arabia Saudita. «Un calcolo politico dettato dalla convinzione che il vero nemico è a Teheran», scrive Federico Rampini. Alla luce della minaccia iraniana, sostiene Repubblica, Netanyahu vorrebbe cogliere l’occasione e consolidare i rapporti con Riad. Per Domani i paesi arabi parte dell’alleanza anti-Iran «hanno salvato Israele».

Per Claudio Cerasa, direttore del Foglio, l’attacco dell’Iran «ha contribuito a smontare due balle intorno a Israele: apartheid e isolamento». Rispetto al primo, Cerasa ricorda come l’unica vittima dell’attacco iraniano sia stata una bambina beduina di 7 anni. «I beduini sono una piccola parte della comunità araba presente in Israele» composta, quest’ultima, da circa 2,1 milioni di persone, ricorda Cerasa. Una minoranza che «si muove con disinvoltura all’interno dell’esercito israeliano».

In Iran, racconta Repubblica, i media governativi e le forze paramilitari celebrano la «grande vittoria» di sabato notte contro Israele. «Tuttavia in Rete dilagano i commenti contrari. E la magistratura colpisce chi dà voce al dissenso».

In Italia rimane alta l’attenzione per possibili attacchi contro luoghi legati al mondo ebraico e a Israele. Il timore sono i cosiddetti «lupi solitari». Domenica la presidente Ucei Noemi Di Segni, ricordano il Giornale e Avvenire, aveva parlato di «grave preoccupazione per eventuali colpi di coda che possono avvenire anche qui nelle nostre comunità. Quindi massima allerta» anche se «le attività proseguono serenamente».

Ieri sera si è tenuta a Milano l’ultima riunione del Comitato che tiene insieme tutte le anime che partecipano alla Festa della Liberazione. Nonostante le critiche della Comunità ebraica, scrive il Corriere, il corteo del 25 aprile sarà aperto dallo striscione «Viva la Repubblica antifascista – Cessate il fuoco, ovunque». Il quotidiano, nelle pagine locali, segnala come non sia andata a buon fine la mediazione di Davide Romano, direttore del Museo della Brigata ebraica: la proposta era di aggiungere a «cessate il fuoco ovunque» la parola «democrazia». Al Corriere il vicepresidente Ucei Milo Hasbani esprime delusione per il rifiuto della proposta e per la decisione dell’Anpi di non vietare le bandiere non legate al 25 aprile.

In prima pagina sul Corriere della Sera Antonio Polito denuncia le «Doppiezze etiche» legate ai cortei per la Festa della Liberazione. «Nelle nostre piazze, il 25 Aprile, sentiremo lo slogan “Palestina libera”, ma non “Ucraina libera”», scrive Polito. Un paradosso per cui chi contesta Israele, spiega Polito, è anche il più comprensivo con “le ragioni dell’occupante russo”, dimenticando la storia.

A Bologna si è tenuto un convegno di Sinistra per Israele con un appello alle università italiane: «Non boicottate gli atenei israeliani». «Per capire la complessità dei tempi basta vedere di quale schieramento c’è bisogno per fare questa riunione», ha sottolineato l’ex deputato Pd Emanuele Fiano, parlando della sala blindata. Durante l’incontro il presidente della comunità ebraica Daniele De Paz ha rilanciato un progetto sostenuto nel 2021 dal sindaco della città Virginio Merola: Costruire una casa del dialogo tra le religioni, a Bologna.