L’APPELLO – Roberto Jona: Biennale? Protesta sì, chiusura no

Le curatrici del Padiglione di Israele alla Biennale di Venezia hanno annunciato che lo stesso padiglione resterà chiuso fino alla liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza. Condivido l’angoscia delle due artiste e capisco la difficoltà a operare nel campo del “bello” quando l’animo è gravato da tanto “brutto”, e soprattutto un “brutto” così grave e straniante. Allo stesso tempo temo che, pur senza volerlo, le due curatrici cadano così nella trappola tesa dai delinquenti anti-israeliani. I quali capiranno che uccidendo ebrei da una parte del mondo riusciranno a escluderne altri dal mondo civile. Mi permetto quindi di suggerire alle curatrici del Padiglione israeliano di rivedere non il loro punto di vista, che è del tutto condivisibile, ma il modo di esprimerlo: inserirlo nella mostra, renderlo visibile, urlare alto e forte il loro dolore (e quello di tutti noi) per quello che è successo e che continua ad accadere: non dobbiamo piegarci al ricatto antisemita. Anziché sparire dobbiamo inventarci qualcosa per essere più visibili, Occorre gridare più forte! Le curatrici non mi fraintendano; il mio messaggio è un incoraggiamento: “Siete parte del popolo ebraico: fate vedere che, malgrado tanto dolore, non ci faranno sparire: il popolo ebraico continua a vivere!”.

Roberto Jona