DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 18 aprile 2024

Il G7 annuncia nuove sanzioni a Teheran, per inviare un avvertimento all’Iran e dare un segnale politico a Israele (Corriere della Sera). «Altre restrizioni sul regime degli ayatollah come strumento di dissuasione dall’escalation militare, anche nel tentativo di persuadere lo Stato ebraico a evitare una contro-rappresaglia massiccia», scrive Repubblica.

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron e la collega tedesca Annalena Baerbock erano ieri a Gerusalemme per chiedere al premier Netanyahu di evitare un’escalation nella regione (Corriere e Repubblica). «Apprezzo tutti i tipi di suggerimenti e di consigli, ma voglio che sia chiaro: prenderemo le nostre decisioni e Israele farà tutto il necessario per difendersi», ha replicato Netanyahu, come riporta il Giornale. Il quotidiano segnala un sondaggio dell’Università Ebraica di Gerusalemme secondo cui il 74% degli israeliani si dice contrario a un attacco di rappresaglia contro l’Iran «se questo dovesse minare le alleanze di sicurezza» dello stato ebraico. Dove e come colpire è la decisione che spetta a Herzi Halevi, sottolinea Repubblica, descrivendo il capo delle forze armate d’Israele come «il generale filosofo con il 7 ottobre sulla coscienza».

Sul terreno, i terroristi di Hezbollah, braccio armato dell’Iran in Libano, ieri hanno colpito una base israeliana, ferendo quattordici soldati. Gerusalemme ha risposto colpendo diversi obiettivi di Hezbollah nel distretto di Baalbek, «roccaforte del partito di Dio», sottolinea La Stampa.

«Venezia apre, non boicotta». Lo afferma il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco. Il riferimento è alla presenza d’Israele e alle pressioni perché il suo padiglione sia oggetto di boicottaggio (La Stampa segnala un presidio propal ieri a Venezia). Sulla scelta invece del padiglione israeliano di rimanere chiuso in attesa di una tregua e della liberazione degli ostaggi in mano a Hamas, Buttafuoco afferma: «È il gesto dell’arte che sa trovare la risposta». Poi auspica un dialogo tra gli artisti delle varie nazionalità.

Intervistata da Repubblica, l’artista israeliana Ruth Patir spiega la sua decisione, assieme alle curatrici Mira Lapidot e Tamara Margalit, di tenere chiuso il padiglione. «Siamo presenti, ma aspettiamo che qualcosa cambi. Non siamo per le cancellazioni e i boicottaggi. Il lavoro è qui, si può vedere in parte attraverso la porta di vetro. È un messaggio per la nostra gente». Patir spiega poi di aver ricevuto «il supporto di alcune famiglie degli ostaggi. Mi hanno ringraziato per aver condiviso la scena della Biennale con loro. Significa moltissimo per me. In questo momento non c’è nulla di più importante che continuare a dare voce a questa storia, lenire il dolore da entrambe le parti». Patir parla poi dell’opera esposta, ma non visibile nel padiglione Israele, intitolata (M)otherland: una riflessione critica sul tema della fertilità e il ruolo della donna.

«La Repubblica islamica dell’Iran non è soltanto un regime fallito, in dissesto sul piano economico, rinnegato dai giovani, dalle donne, dalle forze vive del Paese. È anche un Paese che, si è dotato di un settore nucleare segreto ma efficiente», scrive l’intellettuale francese Bernard-Henri Lévy su Repubblica, sostenendo che per Israele «l’unica scelta è contrattaccare» e colpire il regime iraniano. Per il comandante israeliano Ze’ev Raz – che nell’81 guidò l’azione area contro il reattore nucleare Osirak nell’Iraq di Saddam Hussein – Israele non deve colpire le centrali nucleari iraniane. «Meglio un cyberattacco e preservare le alleanze internazionali» sostiene Raz (Corriere).

La senatrice a vita Liliana Segre è a Roma in questi giorni per presiedere di persona la commissione parlamentare per il contrasto all’odio. Il tema è l’esplosione dell’antisemitismo dopo il 7 ottobre e la situazione nelle università, riporta Libero in prima pagina. Segre ha espresso «profonda malinconia» per quanto accade in Italia. In merito alle violenze negli atenei, il Corriere riporta come la polizia scientifica, visionando i filmati dei tafferugli scoppiati martedì pomeriggio alla Sapienza, ha individuato i volti di 5 esponenti storici dell’anarchia romana, ultracinquantenni, e di Jehad Othman, 62 anni, estremista palestinese rifugiato in Italia.

A Milano la Comunità ebraica parteciperà al corteo del 25 aprile sfilando dietro le insegne della Brigata ebraica, ma senza il gonfalone e senza il suo presidente, Walker Meghnagi, racconta il Corriere nelle sue pagine locali. Meghnagi ha annunciato: «Non parteciperò al corteo». Ci saranno invece, riporta il quotidiano, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Milo Hasbani e il presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach. «Stiamo facendo di tutto per partecipare come Brigata ebraica perché è il vero senso del corteo» affermano Hasbani e Jarach.

Sempre a Milano sono stati disposti i domiciliari per un 28enne milanese di origine egiziana che sui social incitava al jihad, celebrava Hamas e il nazismo e invocava la cancellazione di Israele e l’uccisione degli ebrei. L’uomo, su cui indaga la Digos di Milano, ha avuto anche uno scambio di messaggi con un neonazista italo-tedesco perquisito ieri in Svizzera. Sul caso Repubblica Milano chiede alla presidente Ucei Noemi Di Segni. «Fa male che questi siano i cittadini italiani di domani, mi preoccupano e provo pietà per loro».

I terroristi di Hamas il 7 ottobre pensavano di occupare lo stato ebraico e dividerlo in “cantoni”. Lo scrive il Foglio riprendendo una ricostruzione uscita sull’israeliano Haaretz.

«Il vento del fanatismo: attacchi impuniti contro i palestinesi e nuove costruzioni», è il titolo dell’articolo del Corriere della Sera dedicato alla realtà degli insediamenti israeliani. «Le organizzazioni più radicali hanno infiltrato i quadri alti dell’esercito anche a Gaza», sostiene il corrispondente del Corriere Lorenzo Cremonesi.

Tra i 7 siti del patrimonio culturale più a rischio strutturale d’Europa per il 2024 c’è anche la Sinagoga di Siena, segnala il Corriere fiorentino in una breve. L’inserimento nell’elenco, deciso da Europa Nostra e Banca europea degli investimenti, vale lo stanziamento di un contributo per il restauro dell’edificio.