DAFDAF – La festa della liberazione

Sul numero 147 di DafDaf un piccolo speciale preparato in collaborazione con Zeraim, il progetto dell’Area Cultura e Formazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ripercorre la storia di Pesach e ne ricorda i precetti fondamentali. È una vera e propria festa della liberazione e quest’anno capita proprio prima di quell’altra Festa della Liberazione, il 25 aprile, in una bellissima corrispondenza di tempi. buona lettura!

a.t.

La festa della liberazione

Pèsach è la prima delle “tre feste del pellegrinaggio” (shalòsh regalìm) e cade il 15 di Nissan. Il 14 di Nissan è il digiuno dei primogeniti.

Pèsach dura otto giorni (in Israele sette): i primi due e gli ultimi due giorni sono Mo’èd מועד, “festa solenne”, mentre gli altri giorni  (3° 4° 5° e 6°) sono Chol ha–Mo’èd המעד חול o anche “mezza festa”.

La storia di Pèsach, che leggiamo nella haggadàh e raccontata nei primi capitoli dell’Esodo, narra le vicissitudini del popolo di Israele dalla schiavitù egiziana fino alla liberazione: un percorso che vede protagonisti Mosè e i suoi fratelli Aròn e Miriam, il Faraone e le dieci piaghe. 

Per questo motivo Pèsach è anche chiamata la “festa della nostra liberazione”. 

Leggiamo nella haggadàh:

In ogni generazione ciascuno deve considerare se stesso come se fosse uscito dall’Egitto, come è detto (Esodo, cap. 13 v.8): “E racconterai a tuo figlio in quel giorno: noi pratichiamo questo culto in onore del Signore per tutto quello che Egli fece a me quando uscii dall’Egitto.” 

Infatti D-o santo benedetto non ha liberato soltanto i nostri padri ma, con loro, ha liberato anche noi, come è detto (Deuteronomio cap.6, v.23): “Il Signore ci fece uscire da là per condurci e dare a noi la terra, come aveva giurato ai nostri padri.

PRECETTI:

Sgombro del chamètz חמץ: nessun cibo lievitato (chamètz) deve trovarsi in nostro possesso o in casa durante Pesach. 

Prima dell’inizio della festa si deve fare una pulizia accurata in ogni stanza per eliminare ogni traccia (commestibile) di chamètz. 

All’inizio del 14° giorno di Nissan, ovvero la sera dopo il tramonto, si devono cercare, al lume di candela, eventuali residui di chamètz rimasti in casa (bedikàt chamètz). 

Questi residui vengono attentamente incartati e poi bruciati il mattino seguente (biùr chamètz).

Matzòt מצות: per tutti gli otto giorni di Pèsach, al posto del pane, vengono consumati dei pani non lievitati  che ricordano le focacce frettolosamente cotte  dagli ebrei durante la fuga dall’Egitto.

Sèder סדר: è la cena particolare che si consuma seguendo un ordine ( סדר) rituale ben preciso nelle prime due sere della festa (in Israele solo nella prima); durante il Sèder si legge l’Haggadà (הגדה), cioè il libro che narra della liberazione degli Ebrei dalla schiavitù.

Durante il Sèder si dispongono su un vassoio dei cibi particolari:

• Tre Matzòt sovrapposte.

• Uno zampetto d’agnello arrostito: per ricordare il sacrificio pasquale e il segno tracciato con il sangue dell’agnello sugli stipiti delle porte di casa delle famiglie ebree. 

Grazie a questo “segnale”, i figli d’Israele furono risparmiati dalla piaga della morte dei primogeniti.

• Un uovo sodo: simbolo di lutto in ricordo della distruzione del
Tempio.

Maròr מרור: erbe amare per ricordare l’amarezza della schiavitù.

Charoset חרוסת: un impasto di frutta che ricorda quello di argilla con cui i nostri padri costruivano i mattoni.

Karpàs כרפס: sedano da intingere nell’aceto o acqua salata (fuori del vassoio) per ricordare le lacrime versate.