DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 22 aprile 2024

Il rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib, sul Corriere della Sera ricorda cosa rappresenta il 25 aprile per gli ebrei: «È la fine del peggiore incubo della nostra storia, la fine delle deportazioni, della discriminazione razziale, degli insulti e della necessità di nascondersi». Dopo il 25 aprile gli ebrei non dovevano più nascondersi e avere paura. Oggi però, denuncia il rav, l’antisemitismo è tornato in tutta Europa e il mondo ebraico è di nuovo sotto minaccia. Non è accettabile, sottolinea Arbib, che ai cortei del 25 aprile gli ebrei debbano ricevere protezione per poter sfilare. Per questo le varie organizzazioni dovrebbero «fare in modo che l’ostilità verso gli ebrei non abbia diritto di cittadinanza soprattutto in un momento così importante e significativo».

Sarà un Pesach differente dagli altri a causa del 7 ottobre, sottolinea al Giornale il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. «Qualcuno stavolta lascerà una sedia vuota col pensiero rivolto ai rapiti da Hamas. In questa lettura ci troveremo a ripetere un’antica frase che oggi ha un nuovo significato specifico: “In ogni generazione sorgono contro di noi per distruggerci, ma il Signore benedetto ci salva dalle loro mani”». Nell’intervista il rav riflette anche sull’assenza dei vessilli della Comunità ebraica nei cortei del 25 aprile. «Non possiamo metterci sullo stesso piano sfilando insieme ai nipoti di quelli che allora stavano dall’altra parte della barricata. Arafat, capo dell’Olp, era nipote del muftì di Gerusalemme che aveva stretto un’alleanza con Hitler. Creare una mitologia confondendo le carte è cosa inaccettabile».

Gli Stati Uniti, riporta il Giornale, stanno valutando di imporre sanzioni contro il battaglione israeliano Netzah Yehuda, composto a maggioranza da soldati haredi. L’accusa americana è che l’unità abbia compiuto gravi violazioni dei diritti umani in Cisgiordania. Corriere e Repubblica definiscono «clamorose» le eventuali sanzioni da parte di Washington. Il premier Benjamin Netanyahu ha replicato: «Sanzionare un’unità delle forze armate israeliane mentre i nostri soldati stanno combattendo mostri terroristi è il massimo dell’assurdità e tocca il fondo dell’amoralità». Netanyahu intanto ha promesso di «intensificare la pressione militare e politica su Hamas» e alcune operazioni militari sono già state avviate a Rafah. Su Repubblica Tahar Ben Jelloun critica Netanyahu, ma lancia un appello a Hamas: «Liberi tutti gli ostaggi».

Il professor Sacerdoti, «ebreo, non praticante ma conscio di un allarme sottinteso e costante in una società in cui l’antisemitismo non ha mai smesso di rialzare la testa», è il protagonista del nuovo romanzo di Alessandro Piperno, Aria di famiglia, edito da Mondadori. Lo presenta in anteprima il Corriere della Sera, pubblicando un’anticipazione del volume. La storia, spiega il Corriere, gravita attorno all’improvvisa campagna d’odio che investe il professor Sacerdoti, al suo andare a fondo per poi risalire quando viene nominato tutore di un nipote, Noah Meisner, rimasto orfano. «Noah si stringe a lui sconvolto dai fatti del 7 ottobre, davanti all’attacco di Hamas visto alla televisione, il prof capisce che una famiglia è nata», racconta il Corriere «Una famiglia ampia, che comprende anche tutte le vittime».

Una scrittura privata per trattare in esclusiva fino a giugno la futura gestione dell’ospedale Israelitico. È quanto avrebbe siglato la famiglia Angelucci, riporta il Corriere Roma, per trovare l’accordo per far entrare nella loro galassia la struttura sanitaria punto di riferimento della Comunità Ebraica della Capitale. «Sì stiamo parlando con Angelucci, ma anche con altri», conferma al Corriere il commissario straordinario dell’ospedale, Mario Venezia. «Ma gli ebrei di Roma si spaccano», sostiene il quotidiano: «C’è chi vede favorevolmente l’affare, chi invece teme una ricaduta negativa legata alle vicende giudiziarie dei proprietari del gruppo Angelucci».

La polizia di Londra si è scusata dopo che alcuni agenti hanno minacciato di arrestare un uomo “apertamente ebreo” se si fosse rifiutato di lasciare l’area intorno a una marcia pro-palestinese. Uno degli agenti aveva dichiarato all’uomo, Gideon Falter, direttore di Campaign Against Antisemitism, che la sua presenza rischiava di provocare i manifestanti.