DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 26 aprile 2024

«Insulti alla Brigata ebraica. Un 25 aprile di tensione» titola in prima pagina il Corriere della Sera. Al corteo nazionale di Milano, a cui secondo gli organizzatori hanno partecipato 100mila persone, chi ha sfilato dietro allo striscione della Brigata ebraica è stato insultato e aggredito, «ma ci sono stati anche molti applausi», sottolinea il Corriere. «Siamo abituati alle contestazioni, quest’anno non poteva certo andare meglio del passato», afferma a Repubblica il vicepresidente Ucei Milo Hasbani, ricordando come la Comunità ebraica di Milano abbia scelto di non sfilare con il proprio striscione in corteo. «Per me è una giornata importante, ma è veramente triste sentire ogni anno questi slogan e questi insulti contro di noi», sottolinea sempre a Repubblica Roberto Jarach, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano.

Quando i vessilli della Brigata sono arrivati in piazza Duomo, diversi contestatori palestinesi hanno assalito i manifestanti e i volontari dei City Angels che formavano il cordone di sicurezza. «Abbiamo preso bastonate ed è spuntato un coltello, ma abbiamo evitato il peggio», dichiara a Repubblica Mario Furlan, fondatore dei City Angels. Nel suo resoconto, Libero parla di «un componente della Brigata che mostra una ferita vicino al gomito», spiegando di aver ricevuto una coltellata. Il Giornale parla di nove denunciati tra i propalestinesi. «Tutti questi giovani hanno assorbito odio. I toni vanno abbassati», l’appello di Davide Romano, presidente del Museo della Brigata ebraica, intervistato dal Corriere. Sulle stesse pagine Gian Antonio Stella ricorda «ai giovani inveleniti che ieri in nome della Palestina e di Hamas insultavano a Milano gli ebrei» l’esempio di Mario Jacchia, avvocato e partigiano ebreo, eroe della Resistenza.

A Roma ci sono state contestazioni a Porta San Paolo alla Brigata ebraica e scontri con i propalestinesi. «Chi urla oggi dovrebbe aprire una pagina di storia», ha affermato la presidente Ucei Noemi Di Segni, «e sapere che le libertà di cui gode, anche di manifestare, è grazie a questa battaglia che è stata fatta anche a porta San Paolo e in altre parti d’Italia» (Libero). Il Corriere scrive di «Pietre e barattoli dal lato della Brigata ebraica contro il presidio pro Gaza» a Roma, ma il presidente della Comunità, Victor Fadlun, smentisce questa ricostruzione: Sono stati i manifestanti della Brigata ebraica, spiega, «ad essere accolti da lanci di oggetti e bombe carta. Non c’è stata reazione contro i giornalisti, invito tutti alla calma seguendo i nostri valori morali e democratici».

«Del 25 aprile non fregava nulla (manco sanno cos’è) ai ragazzini arabi che si sono lanciati contro la Brigata Ebraica al suo ingresso in piazza. Con quello che accade a Gaza, la loro radicalizzazione è quasi inevitabile, ancorché tragica. Cresciuti nella segregazione, vivranno di odio e di vendetta», scrive nella sua Amaca Michele Serra (Repubblica) «Ma i quasi anziani vecchi rottami dell’estremismo nostrano, quelli no, non li assolvo. Per loro la Palestina è solo l’occasione migliore per sequestrare una piazza. La loro antica arte è: in duecento, mettere in scacco i centomila. Ci sono riusciti anche ieri. Da un certo punto di vista: dei virtuosi».

«Non è stato il 25 aprile di nessuno. Non è stato il 25 aprile di Giorgia Meloni, che non sa dirsi antifascista», commenta nel suo Buongiorno (Stampa) Mattia Feltri. Non è stato il 25 aprile delle piazze, prosegue Feltri, «con i soliti accenti antiamericani e antiebraici motivati da questioni contingenti» e gli appelli al cessate il fuoco. Il 25 aprile, prosegue, «ci siamo liberati di una dittatura fervente nel collaborare coi nazisti allo sterminio di sei milioni di ebrei, ce ne siamo liberati perché nessuno cessò il fuoco. E se non si capiscono queste cose vuol dire che del 25 aprile non si è capito nulla, tanto quanto non ne ha capito Meloni»

Criticando l’assenza di molti rappresentanti del governo dalle iniziative del 25 aprile, Aldo Cazzullo in prima pagina sul Corriere scrive: «Se proprio non se la sentivano, i capi della destra italiana potevano scegliere tra moltissimi luoghi del nostro Paese che ricordano il sacrificio di resistenti non comunisti, che in qualsiasi altro Paese si potrebbero definire di destra» Sulle stesse pagine, il ministro ai Trasporti Matteo Salvini, presente ieri a Milano a una delle cerimonie istituzionali per il 25 aprile, afferma di «essere contro tutti i totalitarismi e le dittature» E aggiunge: «penso che difendere Israele significhi incarnare i valori di libertà del 25 aprile contro la furia assassina e antidemocratica di Hamas» Nell’intervista si chiede conto a Salvini della scelta di candidare alle europee una figura controversa come il generale Roberto Vannacci. «È un uomo che ha servito e difeso l’Italia nel mondo», la replica del leader della Lega.

Liberare subito gli ostaggi a Gaza, sulla base dell’accordo che Usa, Qatar e altri mediatori stanno negoziando da mesi. È l’appello lanciato ieri da 18 Paesi, coordinati da Washington, allo scopo di rilanciare la trattativa per un cessate il fuoco in cambio della liberazione dei rapiti (Corriere e Repubblica). Gli Usa premono per un accordo ma ad opporsi è il leader di Hamas Yahya Sinwar.

La richiesta di boicottare Israele nelle università italiane è il simbolo di un’ignoranza diffusa, scrive sul Corriere l’economista Roger Abravanel. «Il vero problema non sono però i pochi manifestanti violenti e ignoranti, ma il vasto mondo di «giustificazionisti» (che purtroppo comprendono molti docenti) che dicono «esagerano ma bisogna capirli». Sono loro i veri responsabili di quanto sta accadendo», denuncia Abravanel. Della situazione negli Usa, alla Columbia University, parla invece Alexander Stille, docente di giornalismo, secondo cui nell’ateneo – dove le proteste contro Israele hanno praticamente bloccato il campus – c’è tensione, ma non violenza.

Sul Foglio Adriano Sofri si rivolge alla presidente Ucei Noemi Di Segni, prendendo le parti del conduttore di Radio1 Giorgio Zanchini, duramente criticato per aver chiesto alla senatrice di Fratelli d’Italia Ester Mieli «se è ebrea». La domanda viene posta mentre si parla di antisemitismo e università. Mieli replica che la questione identitaria non c’entra. «Io sono una senatrice della Repubblica, sono italiana e professo una religione. Io difendo i diritti di tutti quelli che vengono denigrati».