DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 3 Maggio 2024

«Gli americani hanno il diritto di protestare, ma non di causare il caos». «No a violenze e antisemitismo, non cambio la politica in Medio Oriente». Lo chiarisce il presidente Joe Biden mentre continuano le manifestazioni propalestinesi nelle università americane. Biden, scrive Repubblica, «compie la scelta politica di appoggiare l’ordine, anche in vista delle elezioni di novembre, mentre l’intelligence cerca di capire se complici di Hamas, oltre agli agitatori professionisti, stanno infiltrando le proteste». Sono circa 2.000 gli arresti nei campus dal 17 aprile, segnala il Corriere della Sera, riprendendo poi una notizia del New York Times: Russia, Cina e Iran hanno lanciato campagne online per «amplificare il conflitto sociale e politico» in America nell’anno delle elezioni.

In un approfondimento sulle università Usa, il Corriere della Sera parla di «tempi duri per i professori costretti ad autocensurarsi in un clima di paura: minacciati da sinistra dalla ‘cancel culture’ di molti studenti radicalizzati e dai docenti decisi a portare nelle aule degli atenei la loro ortodossia progressista e da destra dai politici degli Stati conservatori che impongono limiti all’insegnamento nei college pubblici». Nel pezzo, firmato da Massimo Gaggi, si parla anche del peso su rettori e consigli universitari di sostenitori ed ex alunni, citando come esempio «le accuse di antisemitismo mosse dai finanziatori ebrei di Columbia e altre università». In tema di università e boicottaggi, il Quotidiano nazionale chiede l’opinione di Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme. «Non capisco i boicottaggi. II dialogo è l’unica strada», afferma Pizzaballa.

«Israele: storia di una democrazia sotto attacco. Terrorismo, propaganda e antisemitismo 4.0. La sfida all’occidente». Era questo il titolo del convegno che si sarebbe dovuto tenere il 7 maggio all’Università Statale di Milano, con la proiezione del docufilm “#NOVA” sul massacro commesso dai terroristi di Hamas al Nova Festival lo scorso 7 ottobre. Il convegno, raccontano Giornale e Foglio, è stato cancellato a causa della minacce dei movimenti propal. «In sostanza ci è stato detto che possiamo anche fare il convegno, che però la violenza è certa e che è impossibile garantire l’incolumità dei partecipanti. Noi nonostante le molte richieste di accredito abbiamo scelto di rinunciare, perché abbiamo rispetto di chi avrebbe voluto venire, dell’università e anche dei poliziotti», spiega Cristina Franco, tra le organizzatrici dell’iniziativa.

Sui diversi quotidiani si parla di una possibile evoluzione in positivo delle trattative per un accordo sul cessate il fuoco a Gaza in cambio della liberazione degli ostaggi. A prendere tempo e ritardare l’intesa è Hamas. Secondo il giornale il leader dei terroristi palestinesi, Yaya Sinwar, pretende gli sia garantito un salvacondotto per l’uscita dalla Striscia. Intanto da Gerusalemme, riporta Libero, il premier Benjamin Netanyahu fa sapere che un eventuale accordo non eviterà l’ingresso a Rafah.

«L’attacco del 7 ottobre è stato devastante e la furia di Hamas contro le donne ebree inermi è stata orribile e inumana. Da amica di Israele sono molto critica sul governo Netanyahu, da prima degli attacchi recenti a Gaza che ho giudicato fuori misura e politicamente sbagliati fin dall’inizio, ma non è accettabile che le responsabilità di un governo democratico ricadano su tutto un popolo o peggio sugli ebrei ovunque nel mondo». Così Emma Bonino, candidata alle europee, rispondendo a una domanda del Corriere sulle proteste contro Israele negli atenei.

Su Domani Davide Assael critica da un lato «La stramba difesa di Israele da parte della destra postfascista», dall’altro sottolinea come non si possano ignorare i toni delle manifestazioni propalestinesi «con slogan che, nelle nuove vesti dell’antisionismo, attingono direttamente dalla tradizione antigiudaica europea, che ha sempre negato agli ebrei il diritto all’autodeterminazione. Principio oggi concesso a tutti i popoli (palestinesi in primis)». Sul Foglio Giuliano Ferrara descrive il cuore dei giovani che manifestano contro Israele come «accecato e ingannato» perché non vede le violenze di Hamas, del suo sostenitore Iran, del regime di Assad, di Hezbollah. Su La Stampa lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun difende i manifestanti, affermando che quella propal «Non è una rivolta anti ebrei».

Da una parte lo scrittore israeliano Eshkol Nevo, dall’altra il collega palestinese Atef Abu Saif. Sono le due ampie interviste pubblicate dal Venerdì di Repubblica con i due autori chiamati a parlare, da prospettive diverse, del dolore per il conflitto in corso. «Non voglio diventare Hamas», la dichiarazione di Nevo che dà il titolo alla sua intervista. «Non sento il loro dolore», quella di Atef Abu Saif.

A una settimana dall’Eurovision (7 maggio), l’Unione Europea di Radiodiffusione (Ebu) ha chiarito che qualsiasi oggetto che «possa disturbare il successo dell’evento» non sarà permesso e saranno ammesse solo le bandiere dei Paesi partecipanti. Dunque non sarà permesso esporre sul palco la bandiera palestinese. «Se all’interno dell’Malmö Arena sarà tutto anestetizzato, fuori invece sarà difficile», scrive il Corriere: «gruppi filo-palestinesi infatti stanno organizzando manifestazioni proprio in concomitanza con l’Eurovision».