LA POLEMICA – Paolo Pozzi: Perché Anpi tollera amicizie scellerate?
Scrivo mosso dal disgusto per le parole pronunciate dal presidente Anpi Gianfranco Pagliarulo alla manifestazione del 25 aprile a Milano e lo faccio spinto da quanto successo alla Brigata Ebraica non solo quest’anno ma anche in quelli precedenti.
Mentre la Brigata Ebraica veniva insultata, i “maranza” tiravano fuori i coltelli ed estremisti di sinistra si univano agli arabi e palestinesi presenti inneggiando alla distruzione di Israele, Pagliarulo affermava: “Cosa aspetta il governo italiano a riconoscere lo stato di Palestina?”. Io non riesco a capire se si tratti di ignoranza o malafede. Le frasi giuste da gridare erano: “Cosa aspettano i palestinesi a riconoscere il diritto di Israele?” oppure “Perché i palestinesi hanno scannato 1.200 persone il 7 ottobre 2023, scatenando una guerra?”. O ancora: “Cosa aspettano i palestinesi a rilasciare i 133 rapiti, ancora nelle loro mani, e che sono la sola, unica, causa della continuazione di questa guerra?”. Ammesso che il 25 aprile si debba parlare dei palestinesi – ma perché non dei curdi, degli ucraini, degli yazidi, o del Sud Sudan? – niente di tutto ciò è stato detto.
Tre miei zii, partigiani nella “Repubblica di Montefiorino”, Ugo, Luigi e Mario Torri, furono deportati, ma fortunosamente si salvarono. Sono riuscito a conoscerli e a farmi raccontare le loro esperienze nel campo di lavoro e la fuga. Quando mai, da veri partigiani, avrebbero ammesso a partecipare alle manifestazioni del 25 aprile, anche dei collaborazionisti del nazifascismo? Perché va detto chiaramente una volta per tutte: i palestinesi non hanno nulla a che fare con il 25 aprile italiano visto che durante la Seconda guerra mondiale erano “dalla parte sbagliata”, erano alleati dei nazisti. È mai possibile che Pagliarulo lo ignori? Qualcuno all’Anpi ha mai sentito parlare di una “brigata palestinese”? No. Perché non ce ne è mai stata una!
Appunto perché i palestinesi, durante la Seconda guerra mondiale, seguendo il loro leader di allora il gran mufti Hamin El Hussein, non si arruolarono per combattere contro i nazisti né dettero il ben che minimo contributo alla Liberazione dell’Europa o dell’Italia; anzi la ostacolarono, promuovendo l’arruolamento nei reparti delle SS musulmane. Peggio ancora, si accordarono con i nazisti in caso di “sfondamento” dei tedeschi in Egitto per la soluzione finale degli ebrei nel Mandato britannico.
E Hamas oggi è un gruppo neonazista. E lo è il presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) che ha scritto una tesi di dottorato negazionista nel 1982 e giustificato l’eccidio di Monaco alle Olimpiadi del 1972. Possibile che all’Anpi non lo sappiano? Il 25 aprile del 2024 a Milano pro-pal ed estremisti di sinistra hanno inneggiato al 7 ottobre 2023 e alla distruzione di Israele, insultando con epiteti irripetibili chi mostrava loro i numeri di matricola dei campi di concentramento. “Ydbach al yahud” oramai è diventato slogan comune nelle manifestazioni pro-pal: vuol dire “macella l’ebreo” dalla parola araba “debicha” – sgozzamento.
Perché l’Anpi tollera queste manifestazioni di neonazismo? Si tollererebbero repubblichini con le bandiere della Repubblica di Salò? Oppure queste persone sono tollerate perché appartengono all’area della sinistra? Ecco dunque un altro moto di disgusto: questa alleanza comunisti-neonazisti (islamico/palestinesi), finalizzata alla scomparsa di uno stato – Israele – altro non sembra che una ripetizione del precedente scellerato patto tra nazisti e comunisti del 1939; anche quello finalizzato a fare scomparire uno stato, allora, la Polonia.
Paolo Pozzi
Docente di Veterinaria, Università di Torino
(L’editoriale di Paolo Pozzi è ispirato a una sua lettera inviata all’Anpi lo scorso 25 aprile e per la quale, al 3 maggio, non ha avuto risposta)