DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 8 maggio 2024
Repubblica intervista Avi Issacharoff, analista militare israeliano e ideatore con Lior Raz della serie tv Fauda: «Siamo in un vicolo cieco, stretti fra Hamas che continua a dimostrarci che non ci sono possibilità di vivere fianco a fianco, né fra un anno né fra dieci. E un governo, quello israeliano, che non ha strategia e pensa solo a sopravvivere». Per Issacharof «la vittoria per Israele sarebbe il ritorno a casa degli ostaggi e la morte di Sinwar, ma mi pare chiaro che non ci stiamo riuscendo».
Shai Wenkert è il padre di Omer, 22 anni, rapito da Hamas lo scorso 7 ottobre. «Non dormiamo, siamo preoccupati per la sua salute, non sappiamo più come affrontare quello che ci sta capitando», racconta alla Stampa. Un’angoscia condivisa con gli altri parenti degli ostaggi. Wenkert si rivolge al primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu: «Deve riportarli immediatamente a casa tutti e con tutti gli sforzi possibili e immaginabili».
La decisione del governo di Gerusalemme di sospendere Al Jazeera getta «una pesante ombra nera sulla libertà di stampa israeliana», si legge sulle pagine del Corriere della Sera. Per l’inviato del quotidiano Lorenzo Cremonesi «la mossa censoria» adottata dall’esecutivo metterebbe in luce «il nuovo dna profondo del Paese, che vede la crescita di forze sociali e ideologie politiche legate al mondo religioso radicale vicino ai coloni in Cisgiordania, all’influenza degli ebrei russi e alle memorie della componente sefardita molto distanti dalla tradizione democratica occidentale».
Secondo Davide Assael, che interviene su Domani, le trattative in corso in Egitto «assomigliano sempre più al gioco del cerino con cui le reciproche diplomazie vogliono far ricadere sull’intransigenza dell’altra parte il proseguire della guerra».
«Primo: Israele deve vincere la sua guerra, oppure no? Secondo: l’Ucraina deve vincere la sua guerra, oppure no?», si chiede Claudio Cerasa sul Foglio. «Una volta messa a fuoco questa domanda si potrà ragionare su tutte le derivate, perfettamente legittime: a che costo, a che prezzo, con quali sacrifici, fino a quando, con l’aiuto di chi, e così via». È quello, fa capire il giornalista, l’ordine corretto in cui affrontare ogni questione.
Il Foglio riprende alcune riflessioni del giornalista Ben-Dror Yemini sul «lavaggio del cervello» pro-Hamas nelle università e nelle élite occidentali. Per Ben-Dror Yemini, firma di Yedioth Ahronoth, «mai nella storia così tanti si sono trasformati in utili idioti per un asse del male e del terrorismo».
A proposito di università. Ieri il Politecnico di Torino ha respinto un’istanza di boicottaggio delle collaborazioni con gli atenei israeliani. «Politecnico, vince la diplomazia: sì alla ricerca con Israele», titola tra gli altri la redazione locale di Repubblica.