ISRAELE – Bibi a Joe Biden: Possiamo superare incomprensioni
Il 7 ottobre «ci sono stati fallimenti: prima di tutto da parte del governo». Intervistato da un talk show americano, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è tornato sull’attacco di sette mesi fa compiuto da Hamas. E ha riconosciuto le responsabilità politiche del suo esecutivo dietro alla più grave strage mai subita da Israele nella sua storia. Ma per le indagini approfondite, ha aggiunto, ci sarà tempo «una volta finita la guerra». «Dobbiamo esaminare come è successo. Qual è stato il fallimento dell’intelligence, qual è stato il fallimento militare, ma credo che la cosa importante ora sia assicurarsi che non si ripeta» ha dichiarato il premier.
L’intervista è stata anche l’occasione per inviare un messaggio all’alleato americano, con cui lo scontro è sempre più duro. Il presidente Joe Biden ha fermato l’invio di un rifornimento di armi a Israele, opponendosi a una possibile operazione su larga scala di Tsahal a Rafah. «Spesso siamo stati d’accordo, ma abbiamo avuto anche i nostri disaccordi. Siamo riusciti a superarli in passato e spero che accada anche ora», ha affermato Netanyahu. D’altra parte, ha avvertito, «faremo quello che dobbiamo per proteggere il nostro Paese». E la missione a Rafah rientra in questi piani. Tsahal nel mentre ha fatto sapere di avere quel che serve per proseguire la guerra- «Le forze di difesa hanno le armi necessarie per le missioni che sta pianificando, compresa quella a Rafah. Abbiamo ciò che ci serve» ha chiarito il portavoce militare, il contrammiraglio Daniel Hagari.
L’operazione a Rafah è stata finora circoscritta alla periferia orientale della città e al valico di frontiera con l’Egitto. Gli Stati Uniti hanno dato un parziale sostegno all’operazione limitata per rimuovere Hamas dall’area del valico, ma hanno avvertito che la loro posizione potrebbe cambiare se l’offensiva si allargasse o se la consegna degli aiuti umanitari fosse ostacolata per un periodo prolungato. «Gli Stati Uniti hanno finora fornito assistenza per la sicurezza allo stato di Israele e a Tsahal in una scala senza precedenti» ha riconosciuto Hagari. Al di là dei contrasti sulla gestione del conflitto a Gaza, il sostegno di Washington in questi mesi di guerra a Hamas non è mancato, Sul dopo-Hamas, Netanyahu è tornato ad accennare la propria visione: «Probabilmente dovrà esserci un governo civile con il coinvolgimento dei gazawi non impegnati nella nostra distruzione. Possibilmente, credo, con l’aiuto degli Emirati Arabi Uniti, dell’Arabia Saudita e di altri Paesi che vogliono la stabilità e la pace».