DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 23 maggio 2024

L’Europa si spacca sul riconoscimento dello stato palestinese, titolano i principali quotidiani italiani in merito all’annuncio di Norvegia, Irlanda e Spagna di voler compiere questo passo. «È una ricompensa per il terrorismo», ha replicato il premier Benjamin Netanyahu. Israele ha richiamato da Oslo, Dublino e Madrid i propri ambasciatori, riporta Repubblica. In Europa Malta e Slovenia annunciano che seguiranno l’esempio dei tre governi, mentre, sottolinea Repubblica, «Germania, Francia e Italia per ora sono caute».

Una fonte della Farnesina al Corriere della Sera, sull’iniziativa dei tre governi, commenta: «Non stanno facendo un favore ai palestinesi, sono decisioni politiche che però poggiano sulle sabbie mobili» perché i palestinesi non hanno uno stato, non hanno un governo, un territorio, una capacità sovrana. «Mancano i requisiti minimi per un riconoscimento realmente efficace», spiega la fonte. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha sottolineato come «non può esserci riconoscimento della Palestina senza il riconoscimento reciproco tra Israele e lo Stato palestinese».

Anche gli Stati Uniti non condividono l’impostazione del riconoscimento unilaterale. La Stampa parla di irritazione di Washington per la fuga in avanti dei tre paesi europei. Al quotidiano torinese un alto funzionario Usa sottolinea che «è evidente come vi sia un sentimento filopalestinese di base, sia in molti governi sia nell’opinione pubblica europea» che in certi momenti «arriva sino a favorire Hamas».

Sul Corriere della Sera Paolo Mieli, sottolineando tutte le contraddizioni della richiesta di mandato di arresto per Netanyahu, invita provocatoriamente il premier a sottoporsi al giudizio della Cip. Sempre sul Corriere Aldo Cazzullo, rispondendo a una lettrice, spiega come «ci si possa dire sionisti pur criticando Israele»

Ai funerali di Ebrahim Raisi, il presidente iraniano morto in un incidente aereo, c’erano anche il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, e il numero due di Hezbollah, Naim Qassem. Ad Haniyeh, racconta Repubblica, sono stati riservati gli onori di Stato. Il capo di Hamas ha anche tenuto un discorso durante la cerimonia, raccontando che Raisi aveva definito l’attacco del 7 ottobre un «terremoto nel cuore dell’entità sionista». L’ayatollah Khamenei ha poi incontrato Haniyeh, prosegue Repubblica, in udienza privata dopo i funerali: «La promessa di eliminare Israele sarà mantenuta. Vedremo il giorno in cui la Palestina passerà dal fiume al mare», ha minacciato Khamenei.

Il Memoriale della Shoah nel cuore di Milano rappresenta una ferita storica indelebile, ma anche, con le scolaresche che ogni giorno lo visitano, il simbolo «di una città nuova, della possibilità di stare insieme, di conciliarci imparando gli uni dagli altri», scrive sul Corriere Goffredo Buccini. Il quotidiano intervista sul valore della trasmissione della memoria Davide Fiano, nipote del sopravvissuto alla Shoah Nedo, che questa sera parteciperà alla cerimonia di svelamento al Memoriale di una targa dedicata alla Fondazione Bpm.

A partire dalla denuncia di Liliana Segre – definire la guerra a Gaza un genocidio è «una bestemmia» – Fiamma Nirenstein sul Giornale e Gad Lerner sul Fatto Quotidiano riflettono su antisemitismo e critiche a Israele. Per la prima nelle mobilitazioni propalestinesi c’è «un rovesciamento della storia» dovuto «a scarsa educazione scolastica e politica». Il secondo condivide come sia blasfemo accusare Israele di genocidio, ma sostiene che il governo israeliano debba rispondere per «crimini di guerra” e “crimini contro l’umanità” per la gestione del conflitto a Gaza. Anche Francesco Merlo su Repubblica, rispondendo a una lettrice, chiarisce come non si possa applicare il termine genocidio a Gaza.

Nella Striscia di Gaza, secondo fonti di intelligence americane, è stato ucciso il 30-35% dei terroristi di Hamas, mentre il 65% dei tunnel sarebbe ancora intatto. Lo ha riferito – ripreso dal Sole 24 Ore – il quotidiano Usa Politico, secondo cui il governo di Israele non riesce a mantenere le posizioni sul territorio a Gaza dopo averlo ripulito dai terroristi.

«Sono disorientato, non sono ebreo e sono per il cessate il fuoco in Palestina. Credo sia il gesto di uno sconsiderato». Così parla al Corriere Fiorentino il professore della facoltà di Giurisprudenza di Firenze che ha trovato una stella di David incisa sulla porta del suo ufficio in università. Il quotidiano non rivela il nome del docente vittima dell’episodio, condannato dalla politica locale e nazionale e dalla comunità ebraica. «Stiamo vivendo un clima molto brutto: io comprendo manifestare per la pace, ma è innegabile che ci sia una aggressività molto evidente verso Israele alle manifestazioni studentesche. Questo clima di intolleranza rischia di aprire la porta all’antisemitismo», ha affermato Enrico Fink, presidente della Firenze ebraica. Il riferimento è al clima nell’ateneo toscano, simile ad altre università italiane. Il docente di Giurisprudenza non ritiene invece vi sia un collegamento tra il gesto e le proteste contro Israele.

Libero Milano segnala come alcuni studenti dell’Accademia di Brera abbiano proposto di boicottare il locale Teatro Parenti perché «sionista».

Il 4 luglio il Regno Unito andrà al voto e con buone probabilità il prossimo governo a Londra sarà laburista. Il partito guidato da Keir Starmer ha 20 punti di vantaggio nei sondaggi sui conservatori. Repubblica analizza i risvolti di una Londra guidata da Starmer. Ad esempio in merito al conflitto in Medio Oriente, «dopo avere di fatto espulso Corbyn dal partito per antisemitismo, l’esperienza di Starmer come avvocato dei diritti umani accoppiata al suo matrimonio con una inglese di religione ebraica, gli dà la conoscenza necessaria per lavorare con equilibrio a favore della pace».