DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 30 maggio 2024

Israele ha assunto il «controllo tattico» di un tratto di territorio largo 15 chilometri che separa Gaza dall’Egitto, la «Philadelphi Route». È una zona cuscinetto strategica che attraversa il tessuto urbano di Rafah e corre lungo tutto il confine meridionale della Striscia, spiega il Corriere della Sera. L’esercito ha riferito di aver scoperto in quest’are 20 tunnel che passano sotto al confine con l’Egitto e 80 imbocchi nascosti tra le case. «Non escludiamo che possano essere stati usati per trasportare armi anche dopo il 7 Ottobre», ha reso noto Tsahal.

Per Repubblica, il controllo israeliano sulla «Philadelphi Route», significa due cose. «La prima: la collaborazione tra Israele ed Egitto regge, nonostante nei giorni scorsi siano morti due militari egiziani in sparatorie poco chiare lungo la barriera che hanno coinvolto anche gli israeliani. La seconda: si apre concretamente la possibilità che il valico di Rafah torni ad essere gestito da una missione civile dell’Unione Europea, come vorrebbero gli Stati Uniti e come accadde dopo il 2005 con Eubam».

La guerra a Gaza andrà avanti «per almeno altri sette mesi», avverte il consigliere per la sicurezza nazionale di Israele, Tzachi Hanegbi. Il Giornale scrive che questi sette mesi «rischiano di essere i più lunghi e complessi della carriera politica di Benjamin Netanyahu» per le pressioni politiche interne e lo scontro con le opposizioni.

Nelle comunità ebraiche italiane il sentimento generale è «di isolamento e diffidenza», afferma la presidente Ucei Noemi Di Segni a colloquio con il Messaggero. Dopo il 7 ottobre, sottolinea Di Segni, «non ci si sente sicuri in nessun luogo». E «a furia di sentire tanto odio scorrere in qualsiasi spazio di dibattito pubblico, dalle televisioni alle università, e distorsioni argomentative, viene spontaneo restare in disparte». Nel mondo ebraico, aggiunge la presidente Ucei, c’è «una sorta di ritirata nelle case, nelle comunità, dove ci si sente almeno capiti. Nei luoghi di lavoro ma anche con le amicizie, si finisce per sentire tanti di quei “sì, ma”, quando si parla di Israele e delle sue ragioni, che per evitare rotture dolorose si preferisce tacere, se non addirittura evitare di far sapere che si è ebrei».

A rendere più complicato il clima a Bologna, la scelta del sindaco Matteo Lepore di esporre la bandiera palestinese dalla finestra del Comune. «Un gesto divisivo, che non aiuta né la pace né i palestinesi ed espone la comunità ebraica a episodi di antisemitismo», denuncia Daniele De Paz, presidente della comunità ebraica di Bologna. Intervistato da Repubblica e Quotidiano nazionale, De Paz racconta di aver avuto una conversazione con Lepore prima del suo gesto, chiedendo di esporre entrambe le bandiere. Appello poi disatteso. «Chi parla di pace, ma espone solo la bandiera palestinese e rifiuta di esporre quella israeliana, commette un errore», ha dichiarato l’ambasciatore d’Israele a Roma Alon Bar (Corriere)

Intervistato da La Stampa il responsabile Esteri del Pd Giuseppe Provenzano sostiene che anche l’Italia dovrebbe procedere con riconoscimento dello stato palestinese. «È l’unico modo per preservare la prospettiva di due popoli due Stati, nel momento in cui la leadership israeliana la nega. È proprio perché combattiamo Hamas che dobbiamo farci carico dei palestinesi. Chiediamo anche una conferenza di pace e lo stop di tutti i Paesi alle armi a Israele, visto che vengono oggi usate per violare il diritto internazionale com’è successo a Rafah», dichiara Provenzano.

Il parlamento israeliano ha approvato, in via preliminare, un disegno di legge che definisce «organizzazione terroristica» l’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Se approvata, la normativa abolirà le immunità e i privilegi dell’Unrwa, accusata di complicità nel massacro del 7 ottobre (Avvenire).

A Torino il consigliere del Pd, Abdullahi Ahmed, ha esposto la bandiera palestinese fuori dal Comune. Un suo collega di partito, Angelo Catanzaro, ha risposto esponendo la bandiera d’Israele.

«I collettivi di Brera che sproloquiano di sionismo studino la storia. Questo teatro è un luogo di libertà», afferma la direttrice del Teatro Franco Parenti, Andrée Ruth Shammah in un’intervista a Libero Milano. Alcuni studenti di Brera avevano chiesto il boicottaggio del Parenti, definendolo «avamposto del sionismo».

I docenti Anne Rethmann (FU Berlino/Università Ebraica di Gerusalemme), Daniel Siemens, (Università di Newcastle), Helmut Walser Smith (Università Vanderbilt) hanno lanciato un appello, ripreso dal Foglio, per chiedere al mondo accademico internazionale di smettere di boicottare i colleghi israeliani.

«Carrai complice del genocidio» e «Free Gaza»: due scritte apparse ieri fuori dalla sede della Fondazione Meyer, che è presieduta proprio dal console onorario di Israele Marco Carrai. La Digos sta indagando sull’accaduto, riporta il Corriere Fiorentino.

“Dopo la guerra d’Etiopia, il Duce chiese a due esponenti della comunità ebraica di andare a Londra a tessere le lodi dell’Italia”, scrive Libero, raccontando della richiesta del ministero degli Esteri del regime fascista nel 1935 a Dante Lattes e Angiolo Orvieto. La vicenda è emersa dai documenti dell’Archivio storico della Farnesina.