DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 7 giugno 2024

Ieri un gruppo di paesi con cittadini ostaggio di Hamas ha firmato una nota congiunta per dire ai terroristi di accettare la proposta di cessate il fuoco Usa, già avvallata da Israele, riporta Repubblica. Al contrario, il movimento terroristico palestinese, aggiunge il Foglio, «continua a insistere che senza la sicurezza della fine del conflitto non accetterà alcun accordo, così rimane nella Striscia e porta avanti la guerra determinato ad arrivare o alla distruzione o alla vittoria».

Grande attenzione mediatica per l’attacco compiuto contro una scuola dell’agenzia Unrwa a Gaza, in cui, ha spiegato l’esercito israeliano, erano nascosti diversi terroristi. L’intelligence ha identificato nove tra membri di Hamas e Jihad islamica che «stavano pianificando e conducendo attacchi, alcuni imminenti», mentre all’esercito israeliano non risulta che ci siano stati civili tra le persone uccise nel raid, riporta La Stampa. Secondo l’Onu sarebbero invece rimasti uccisi anche diversi civili.

Molti quotidiani raccontano la storia Refael Kauders, sergente di Tsahal di origine italiana ucciso da Hezbollah mentre si trovava in un villaggio a poca distanza dal confine con il Libano. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha annunciato di aver «parlato con la famiglia per esprimere le condoglianze a nome di tutto il governo italiano».

Repubblica si reca nel kibbutz Sasa, in Alta Galilea, per lo più sfollato dopo il 7 ottobre a causa degli attacchi da nord di Hezbollah. «Sono rimasti solo gli italiani a vigilare sul kibbutz», riporta il quotidiano. Tra loro Angelica Edna Calò Livnè e Cesare Funaro, tornato a indossare la divisa. «Se Israele non invade, quelli continuano a spararci, ma se Israele invade per cacciare Hezbollah oltre il fiume Litani, in Libano ci vanno anche i miei tre figli che sono nell’esercito. Come possiamo volere la guerra? Siamo venuti qui per stare in pace», commenta Funaro.

Il Foglio descrive la Galilea come «un laboratorio per l’Iran». Teheran, spiega il quotidiano, usa gli attacchi dei suoi alleati per capire quanto può resistere Israele.

«Scegliere la musica per alleviare lo stato d’animo dei soldati, tutti traumatizzati dall’esperienza della guerra». È il compito del dj Eyal Levi, proprietario del più antico negozio di dischi d’Israele. Levi racconta la sua collaborazione con l’esercito ad Avvenire.

In un’intervista al Corriere della Sera il ministro della Difesa Guido Crosetto parla anche delle sue recenti critiche a Israele sulla gestione della guerra. «Le cose agli amici vanno dette: si stanno rendendo più profonde le radici dello scontro e questo preoccupa proprio per il futuro di uno Stato cui storicamente siamo vicini».

Su Domani Davide Assael risponde al politologo Piero Ignazi che sulle stesse pagine aveva parlato di «supporto acritico delle comunità ebraiche nei confronti di Netanyahu». Citando la presidente Ucei Noemi Di Segni e un suo discorso in presenza del premier nei mesi caldi della riforma della giustizia, Assael sottolinea: «Solo chi non conosce l’articolazione del dibattito interno alle comunità ebraiche italiane può parlare di sostegno unanime e acritico. Se c’è, è piuttosto rivolto al doppiopesismo, persino sfacciato, di chi espone la bandiera palestinese da un balcone, dimenticandosi delle contemporanee crisi umanitarie che esistono nel mondo».

Ieri il Teatro Franco Parenti era blindato da un cordone di sicurezza della polizia per tenere lontano un gruppo di manifestanti propal che volevano disturbare l’evento organizzato dall’associazione Setteottobre intitolato «Verità sul conflitto». Ospiti dell’evento erano il portavoce israeliano Eylon Levy; il direttore di UN Watch Hillel Neuer e l’attivista sirolibanese Rawan Osman. Come riportano Corriere e Libero Milano la direttrice del Parenti ha espresso tutta l’amarezza per la situazione: «È impensabile che per sfilare il 25 aprile con la Brigata ebraica io debba avere la polizia a destra e sinistra con gli scudi per proteggermi e che oggi accada lo stesso qui». Il Foglio parla di «cattiva aria anti-Israele» a Milano.

«Hamas è come i nazisti: nessuno potrebbe accettare un massacro come quello del 7 ottobre», afferma a La Stampa l’accademica israeliana Eva Illouz, autrice del saggio Emozioni antidemocratiche. L’esempio di Israele (Castelvecchi). Critica della destra israeliana e di Netanyahu – «costituisce spesso, in realtà, una fonte di caos e pericolo, in quanto accecata dalla sua stessa ideologia» – Illouz definisce «una presa in giro» il tentativo del procuratore della Corte penale di internazionale di incriminare il premier e il suo ministro della Difesa. Contro Netanyahu si esprime Gad Lerner sul Fatto Quotidiano. Sul Giornale invece Fiamma Nirenstein scrive come il presidente russo Vladimir Putin abbia scelto «l’asse del male con Hamas».

Un centinaio di rappresentanti delle comunità ebraiche europee si sono riuniti lunedì ad Amsterdam per un incontro organizzato dalla European Jewish Association. Il suo presidente, il rabbino Menachem Margolin al Foglio sintetizza le preoccupazioni emerse: «È a rischio la vita ebraica in Europa». Sulle stesse pagine Joel van der Weele, professore di Economia all’Università di Amsterdam, racconta preoccupato di un clima pericoloso per gli ebrei nell’accademia a causa dei manifestanti anti-Israele.

Dall’inchiesta sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik – capo ultrà della Lazio, estremista di destra e trafficante di droga ucciso a Roma il 7 agosto 2019 – emerge «una chat imbarazzante per il governo, in particolare per il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida», scrive Repubblica. «È quella nella quale il suo attuale portavoce Paolo Signorelli scambia messaggi su WhatsApp con l’amico Diabolik, tra commenti antisemiti, elogi ai terroristi dell’eversione nera e felicitazioni per l’assoluzione di un altro esponente del grande crimine romano».

«Cercasi specialista per una figlia troppo silenziosa» è il titolo del racconto firmato dallo scrittore Eshkol Nevo per il Corriere 7 in cui racconta l’estrema timidezza di una ragazzina e l’intreccio con altre storie di famiglia.