DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 18 giugno 2024
Dodici ultrà laziali sono stati rinviati a giudizio per gli adesivi di Anna Frank con la maglia della Roma, con l’accusa di istigazione all’odio razziale. L’episodio si è verificato nell’ottobre 2017 ed ebbe allora grande risonanza. «Ci sono voluti sette anni ma con motivazioni che escludono ogni ridimensionamento in chiave goliardica o di inconsapevolezza», riferisce il Corriere della Sera. Per l’avvocato Francesco Scaccia, rappresentante di parte civile per l’Ucei assieme a Cesare Gai, «era importante arrivare a un pronunciamento che esclude il “non luogo a procedere” per fatti così gravi».
Claudio Cerasa, sul Foglio, sostiene la necessità di sventolare la bandiera d’Israele al prossimo Pride. «Essere Lolita a Teheran è difficile», scrive. «Essere un omosessuale in Medio Oriente è difficile anche perché, otto mesi dopo il 7 ottobre, c’è ancora qualcuno che non sa riconoscere chi è l’aggredito e chi è l’aggressore». Al Foglio si rivolge il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, descrivendo un ebraismo europeo inquieto per gli eventi in atto sulla scena politica e non solo. Da sinistra a destra, preoccupano «le ondate parallele e convulse, apparentemente di senso opposto, ma entrambe figlie di una stessa matrice intollerante, di insicurezza, di ricerca di soluzioni forti».
L’Osservatore Romano intervista Rachel Goldberg-Polin, madre del 23enne Hersh, dal 7 ottobre nelle mani di Hamas. In questi mesi di angoscia, racconta la donna, «trovo un grande sollievo in particolare nella lettura dei Salmi, la loro dimensione spiccatamente umana mi genera continue risonanze al tempo che sto vivendo».
Sul Corriere della Sera, Ernesto Galli della Loggia riflette su “tre modi di intendere la pace” al giorno d’oggi. Tra gli altri il pacifismo «che potremmo definire della resa come la via migliore alla pace», quello che «oggi intima agli ucraini di smetterla di difendersi» e lo stesso che «sostanzialmente tace se Hamas attacca Israele nel modo che si sa e si guarda bene dal chiedere perfino che almeno vengano restituiti gli ostaggi catturati».
Domenica scorsa alcuni militanti propal hanno fischiato lo scrittore israeliano David Grossman, ospite a Bologna della rassegna La Repubblica delle idee. Per Luigi Manconi, autore di un editoriale sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari, è stato «un errore e qualcosa di simile a una piccola catastrofe intellettuale».
Libero introduce il “Manifesto nazionale per il diritto allo studio”, firmato anche dall’Unione Giovani Ebrei d’Italia, perché «l’università non può, anzi non deve, essere un luogo per pochi con qualcuno che decide chi deve entrare o meno» (Libero).
Il corsivo del giorno del Corriere della sera è dedicato a Victoria Starmer, la moglie del leader laburista britannico e probabile prossimo ministro. I giornali inglesi l’hanno definita «First Lady riluttante», per via dell’assenza dalla campagna elettorale. Eppure, scrive il Corriere, «Victoria è un personaggio interessante: di padre ebreo polacco e madre convertita all’ebraismo, porta i figli in sinagoga e osserva la cena del venerdì sera».
Il “Fronte popolare” francese schiererà ad Avignone il 29enne Raphaël Arnault. «Sempre presente alle manifestazioni pro Palestina» riporta il Giornale, «il sempre impunito Raphael si è distinto per le sue appassionate concioni contro gli “assassini sionisti” al punto da meritarsi una denuncia per apologia del terrorismo».