DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 21 giugno 2024
«Nuove tensioni con la Casa Bianca. Nuove tensioni con l’esercito. Nuove tensioni con i familiari degli ostaggi. E pure all’interno del suo governo. Si fa sempre più dura la vita politica di Benjamin Netanyahu». Così il Giornale sintetizza l’ultima settimana del primo ministro israeliano. L’ultimo scontro con Washington, racconta il Corriere, nasce da un video in cui Netanyahu si lamenta per un mancato sblocco di forniture militari da parte degli Usa. «Deludente, offensivo, irritante e falso visto che nessun altro Paese sta facendo più di noi per aiutare Israele» è la replica del portavoce americano John Kirby.
Al di là delle tensioni Gerusalemme-Washington, sul fronte nord d’Israele i due alleati sono uniti, riporta Repubblica. L’inviato speciale Usa Amos Hochstein ha ammonito «fermamente» il Libano: Israele sta preparando un «attacco limitato» contro Hezbollah e «avrà il sostegno degli Stati Uniti», se il gruppo terroristico continuerà a lanciare razzi. Il problema, sottolinea il Foglio, è che a fomentare lo scontro è l’Iran, che vorrebbe una guerra totale tra Hezbollah e lo stato ebraico. Nel mentre il regime di Teheran prosegue la sua corsa verso l’atomica: ha triplicato la produzione di uranio arricchito e, scrive il Sole 24 Ore, «oggi ha la capacità di assemblare rapidamente ordigni nucleari se vuole».
La Stampa titola «L’ecatombe degli ostaggi», parlando delle rivelazioni del Wall Street Journal, secondo cui 66 dei 116 rapiti ancora in mano a Hamas sarebbero morti. Il quotidiano torinese intervista Maya Roman, cugina dell’ostaggio Yarden Roman Gat, già liberata e nipote di Carmel Gat ancora nelle mani di Hamas. Per lei la priorità è un accordo che porti alla liberazione di tutti i rapiti. «È l’unico modo che abbiamo per far sentire sicuri gli israeliani nel loro Paese. L’idea che non lasciamo nessuno alle spalle è uno dei fondamenti con cui è stato creato Israele. Ci vorrà tempo per interrogarci su quello che è successo, ma la priorità su cui ricostruire è la liberazione di tutti gli ostaggi».
Avvenire intervista il rabbino Hanan Schlesinger, definito «punto di riferimento nel mondo ebraico che supporta la riconciliazione con i palestinesi» e residente dell’insediamento di Alon Shvut. «I palestinesi devono poter vivere nelle nostre stesse condizioni, e oggi non è assolutamente così», sostiene Schlesinger. Sul Fatto Quotidiano Manuela Dviri racconta di un incontro per la pace organizzato per il 1 luglio a Tel Aviv. «Ci troveremo in 6.000 in un palazzetto dello sport per una grande dimostrazione di forza del campo pacifista israeliano nel convegno ‘È giunto il momento’», scrive Dviri.
«I tristi silenzi della meloniana Ester Mieli, ex portavoce della comunità ebraica a Roma, sui giovani di FdI», titola il Foglio. Il quotidiano spiega di aver cercato la senatrice di Fratelli d’Italia per chiederle una posizione sui gesti neofascisti e neonazisti compiuti – durante un’iniziativa a cui Mieli ha partecipato – dai giovani di FdI e mostrati in un’inchiesta di Fan Page. Al momento, spiega il Foglio, la vicepresidente della Commissione contro l’odio non ha risposto.
Aymeric Caron, parte della sinistra di France insoumise, dopo lo stupro compiuto contro una dodicenne ebrea, ha postato sui social un altro fatto di cronaca: una donna incinta di origini rom uccisa con un colpo di fucile. «Nessuno parla di questo crimine razzista. Nessun ‘dibattito’ sulle reti all news», ha scritto Caron. Come a dire, denuncia il Foglio, «si parla solo e sempre dei fatti di cronaca con movente antisemita e mai del resto». A replicare a Caron, racconta il quotidiano, è stata Delphine Horvilleur: «Una ragazzina è stata stuprata e nel frattempo alcuni ritengono opportuno accendere i fuochi della concorrenza vittimista in modalità `si parla solo di loro’. Marginale, dicono!“».
Anche in Canada dopo il 7 ottobre sono aumentati in modo significativo gli episodi di antisemitismo, con attacchi a persone della comunità ebraica e a sinagoga. Lo racconta oggi il Foglio, criticando la gestione del primo ministro Justin Trudeau delle minacce all’ebraismo locale.