ISRAELE – Sentenza shock: anche i “timorati” sotto le armi
Con una sentenza resa all’unanimità la Corte suprema di Israele ha ordinato al governo e alle forze armate di iniziare ad arruolare gli studenti delle scuole religiose. Secondo i giudici le esenzioni fino ad ora previste non hanno copertura legale e vanno cancellate. Si tratta di una sentenza storica per il paese, che rischia di aprire una crisi nel governo del primo ministro Benjamin Netanyahu.
La Corte pone fine a un accordo pluridecennale grazie al quale alla minoranza haredi (dall’ebraico «timorati di Dio», impropriamente definiti in italiano ultraortodossi e pari al 14% della popolazione israeliana) era garantita una deroga all’obbligo di servire nell’esercito. Questo a fronte di un sistema in cui per tutti vige l’obbligo di leva: per gli uomini dura 32 mesi mentre per le donne 24.
Da anni una parte dell’opinione pubblica critica duramente le esenzioni, considerandole una violazione dell’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge. Altra accusa al mondo haredi è di sottrarsi in questo modo al dovere di proteggere Israele dai suoi nemici. Una critica acuitasi dopo le stragi di Hamas del 7 ottobre e il richiamo di centinaia di migliaia di riservisti per prendere parte alla guerra contro i terroristi.
«Nel mezzo di una guerra estenuante, il peso della disuguaglianza è più stridente che mai e richiede una soluzione», hanno scritto i giudici nella loro sentenza. Per poi sottolineare come, a fronte di centinaia di soldati caduti dal 7 ottobre, «una discriminazione che riguarda la cosa più preziosa di tutte – la vita stessa – è della peggior specie».
Per la Corte l’attuale sistema, basato sul rinnovo di disposizioni amministrative, è illegittimo. La definizione di questa materia dovrebbe invece poggiarsi su un provvedimento legislativo. «Attualmente non esiste una legge che distingua chiaramente tra studenti di yeshiva (scuola religiosa) e altri candidati al servizio militare. Di conseguenza, lo Stato non ha l’autorità di ordinare un’ampia esenzione (dei cittadini haredi) dal servizio di leva, e deve agire in conformità con le disposizioni della legge sul servizio di difesa israeliano», scrivono i giudici. Ovvero, anche tra i haredi, chi ha i requisiti per entrare in Tsahal deve essere reclutato. Un principio contestato dai partiti religiosi Shas e Yahadut HaTorah, pezzi fondamentali della coalizione di Netanyahu. Per loro lo studio della Torah rappresenta già un impegno per la difesa d’Israele. «Il popolo ebraico è sopravvissuto alle persecuzioni, ai pogrom e alle guerre solo grazie al mantenimento della sua unicità, della Torah e dei comandamenti. Questa è la nostra arma segreta contro tutti i nemici», ha dichiarato il leader di Shas Arye Deri. In piena contestazione con la Corte suprema, Deri ha poi dichiarato: «Non c’è potere al mondo che possa impedire al popolo di Israele di studiare la Torah e chiunque ci abbia provato in passato ha fallito miseramente. Nessuna sentenza abolirà la comunità di studiosi in terra d’Israele, che è il ramo su cui tutti noi sediamo». Sulla stessa linea il leader dell’altro partito religioso, Yahadut HaTorah, Yitzhak Goldknopf, ministro per la Casa.
Una dichiarazione del partito Likud di Netanyahu ha criticato la sentenza, affermando che un disegno di legge in parlamento, sostenuto dal leader israeliano, affronterà la questione. Ma i critici la ritengono insufficiente per rispondere alle esigenze belliche di Israele.
I giudici non indicano quanti haredi dovrebbero entrare nell’esercito, ma Tsahal ritiene di poter arruolarne 3.000 quest’anno. Secondo i media israeliani in totale sarebbero 66mila gli uomini arruolabili.
Attualmente nelle fila dell’esercito ci sono 20mila riservisti haredi, di cui circa 7mila sono entrati in servizio durante la guerra contro Hamas. Circa 3mila fanno parte di unità combattenti. Si tratta di uomini. Per le donne al momento è stato attivato un progetto speciale per lavorare per l’esercito come programmatrici di computer, ma senza indossare l’uniforme.