DAFDAF – Alef: L’ottimismo premiato

Nel luglio del 2011, durante la prima estate di DafDaf, il giornale ebraico dei bambini stava sperimentando una serie estiva, dedicata quell’anno alle prime tre lettere dell’alfabeto, che comparivano in copertina grazie all’arte di Luisa Valenti. In corrispondenza con la alef la redazione aveva iniziato ad approfittare della competenza e della generosità di Nedelia Tedeschi z.l., cui ancora adesso è dedicato ogni numero di DafDaf. Nedelia, che era stata l’anima e il cuore de Il giornale PER NOI, ci aveva suggerito di ripubblicare le storie di Giacoma Limentani, illustrate da Emanuele Luzzati, e in quel numero, il 10, avevamo iniziato da “L’ottimismo premiato”, che oggi vi riproponiamo, con un poco di nostalgia.

Buona lettura!

a.t.

 

 

 

L’ottimismo premiato

Un giorno mentre attraversava col suo seguito la Galilea l’imperatore Adriano scorse un uomo che piantava un albero di fico. Il fatto in sè non avrebbe avuto nulla di strano, se l’uomo non fosse stato decrepito. Era tanto vecchio, che l’imperatore incuriosito fermò il cavallo per chiedergli quanti anni avesse.

– Cento, – rispose il vecchio.

Adriano si mise a ridere:

– E a cento anni ti metti a piantare alberi? Speri forse di vederne i frutti?

– Se Dio vorrà li vedrò e li mangerò anche, – rispose il vecchio, altrimenti li mangeranno i miei figli, come io ho mangiato i frutti degli alberi piantati da mio padre.

– Questo si che si chiama ottimismo! – esclamò Adriano. – Bravo. Ti auguro di mangiare i frutti di quest’albero e, ti prego, se arriverai a mangiarne falli assaggiare anche a me.

Passarono vent’anni, il fico diede i suoi frutti e il vecchio, sempre più decrepito ma in ottima salute, ne raccolse un bel cesto e lo portò all’imperatore. Adriano gli fece grandi feste, mangiò di gusto i fichi assieme al donatore e In segno di gratitudine gli restituì il cesto pieno di monete d’oro.

Il vecchio portò il cesto a casa e la moglie vedendo quel tesoro gli chiese come se lo fosse procurato.

– Non te lo dico perché non mi crederesti. – rispose il vecchio.

– Perchè non dovrei credere a un marito che non mi ha mai detto una bugia?

– Allora non te lo dico perché preferisco che non si sappia.

La risposta allarmò la moglie:

– Che cosa hai fatto? Oh, Dio, come sono disgraziata! Arrivare a questa età per scoprire che mio marito guadagna i suoi soldi in un modo… – e la frase finì fra i singhiozzi.

– Sei impazzita? Che cosa hai capito? Che cosa pensi di me?

Per farla breve, pur di tranquillizzare la moglie il vecchio le spiegò come erano andate le cose pregandola di non andare in giro a raccontarle. La moglie non andò in giro a raccontarle, ma con tutto quel denaro in casa e tanti pochi anni davanti a sè per goderselo non resistette alla tentazione di fare qualche spesa fuori dall’ordinario.

Le sue improvvise esibizioni di ricchezza incuriosirono una vicina che cominciò con le esclamazioni, proseguì con le domande e finì con l’esprimere chiari e tondi gli stessi sospetti che avevano allarmato la moglie. Per difendere l’onore del marito, la poveretta raccontò la faccenda, raccomandando il silenzio più assoluto.

Neanche la vicina andò in giro a fare pettegolezzi, ma in casa sua e con la porta ben chiusa riferì tutto al marito:

– Visto che l’imperatore va matto per i fichi, – concluse, – devi portargliene un cesto anche tu.

Il marito non aveva la minima voglia di darle retta, ma la donna tanto disse e tanto fece, tanto si lamentò della miseria e tanto illustrò la futura ricchezza, che alla fine si lasciò convincere e andò a offrire all’imperatore il suo bravo cesto di fichi.

Invece di ringraziarlo. Adriano gli chiese dove abitava, capì l’origine e lo scopo di quell’omaggio inaspettato e, per ricambiarlo come meritava, ordinò a una guardia di prendere di mira la testa del donatore e di farci il tiro a segno con i fichi; ma se sperava di assistere a una scena di pentimento e di udire invocazioni di pietà rimase deluso, perché sotto quella grandinata l’uomo si mise a ridere e a ringraziare Dio.

– Sei pazzo? – gli chiese adirato.- Perché ringrazi Dio?

– Perché sono fichi e non cedro e perché sono ben maturi, – rispose l’uomo.

Anche Adriano si mise a ridere:

– Questo si che si chiama ottimismo! – esclamò. E anche quella volta l’ottimismo fu premiato.