DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 1 luglio 2024
Al primo turno in Francia l’estrema destra del Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen vince e migliora il risultato delle europee: dal 31% al 33,5 di consensi. Dietro, la sinistra del Nouveau Front Populaire (28,5) e terzo il partito di Emmanuel Macron (Ensemble, 22,1%). Il presidente francese invoca «un’unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno» (Repubblica), mentre il numero due di Rn, Jordan Bardella, vede il successo a portata di mano, sottolinea il Corriere. «L’estrema destra starebbe in una forbice di 240-270 deputati, dunque appena sotto la maggioranza assoluta di 289 su 577 totali». Al secondo turno potrebbe ottenere i seggi necessari e Bardella già promette: «Sarò il premier di tutti».
Per Aldo Cazzullo (Corriere della Sera): «Se i lepenisti facessero quello che hanno promesso, sarebbe la fine dell’Europa. Fine del principio fondamentale: il diritto comunitario prevale su quello nazionale. Fine del debito comune e del progetto di difesa comune, del Pnrr, degli eurobond, della solidarietà europea all’Ucraina. Per la Francia, un mezzo suicidio: perché la forza della Francia è più politica che economica».
La sinistra si presenta unita anche al secondo turno, ma, spiega La Stampa, non si sa quanto potrà reggere. Soprattutto per l’estremismo di Jean-Luc Mélenchon, accusato di antisemitismo e feroce nei suoi attacchi a Israele, sottolinea il Corriere. Ieri, ricorda il quotidiano, alla sinistra di Mélenchon c’era l’eurodeputata Rima Hassan, «che una settimana fa ha pubblicato sui suoi social la falsa notizia su Israele che addestra dei cani per violentare le donne palestinesi nei campi di detenzione».
Il caso antisemitismo e nostalgia nazifascista tra i giovani di Fratelli d’Italia, emerso da un’inchiesta di Fanpage, continua a far discutere. La senatrice a vita Liliana Segre, dopo aver visto le immagini di saluti nazisti, si è chiesta: «Dovrò essere cacciata ancora dal mio paese?». «Ascolteremo, come nelle passate occasioni, le parole di Segre, monito per tutti gli orientamenti politici» afferma Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione FdI. Il Corriere parla di dieci militanti nel mirino per «le frasi antisemite». Intanto, riporta Repubblica, Pd, M5S e Avs preparano nuove interrogazioni all’esecutivo.
In una lettera a Repubblica, il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano elenca le iniziative portate avanti dal governo per la memoria della Shoah e per promuovere la cultura ebraica. «Tutto ciò non esime dall’esprimere una condanna ferma e inequivocabile per quelle gravi manifestazioni di antisemitismo raccontate dai media in questi giorni. L’antisemitismo, che sia di destra o di sinistra, non è accettabile nella civiltà», conclude Sangiuliano.
La testimone della Shoah e scrittrice Edith Bruck non si meraviglia dell’inchiesta sui giovani di FdI. A La Stampa Bruck dichiara che «con questo governo sono saltati i freni inibitori» sull’antisemitismo e poi si rivolge alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Non finga di non sapere che tra i suoi giovani si pensano e dicono quelle cose».
Per lo storico Gadi Luzzatto Voghera, intervistato da Repubblica, Meloni dovrebbe seguire l’esempio di Keir Starmer, leader dei laburisti britannici. Starmer, spiega lo storico, ha cacciato dal partito gli odiatori d’Israele e antisemiti, compreso l’ex leader Jeremy Corbyn. «Contrastare l’antisemitismo significa attivare processi, riconoscere che esiste una sottocultura antisemita in tutti i partiti e che questa sottocultura è un pericolo per la democrazia», afferma Luzzatto Voghera, citando come esempio anche il leader della Lega Matteo Salvini e la sua retorica anti-Soros. D’altra parte, avverte: «l’antisemitismo è in tutti i partiti politici italiani, come nei salotti».
«Pace, il lancio in politica grazie al papà ebreo», titola il Corriere della Sera, parlando di Flaminia Pace, 24 anni, dirigente di Gioventù nazionale, costretta alle dimissioni perché coinvolta nell’inchiesta di Fanpage. Il padre, scrive il Corriere, viene da una famiglia ebraica «molto osservante da cui si è distaccato». «Flaminia non ha frequentato la comunità ma ambienti cattolici». Grazie al padre, agente immobiliare, è arrivato il sostegno politico. «Una mega sede avuta non con i fondi del partito ma con il sostegno della famiglia che attirava leader e militanti. Ai giovani aveva raccontato anche di rapporti di lui con i Nar Mambro e Fioravanti».
Sull’inserto del Foglio Daniela Santus spiega perché «il movimento “Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni” non ha nulla a che vedere con la difesa dei diritti umani, ma è una minaccia per Israele e pure per le democrazie occidentali». Questo perché, scrive Santus, apre le porte a estremismi autodistruttivi.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu «è responsabile di molte cose ma credo che il sentimento generale in Israele ora sia contro tutto il sistema politico. Dopo la guerra ci sarà un enorme cambiamento, i politici di spicco saranno sostituiti», afferma a Libero Amir Avivi, ex generale di Tsahal e direttore del think tank Forum di difesa e sicurezza israeliano. Per Avivi, «i nuovi leader saranno gli eroi di questa guerra. Questa è la generazione che porterà la vittoria a Israele, e sostituirà la vecchia».