ISRAELE – Gallant: Hamas senza più ossigeno

La pressione militare su Hamas, soprattutto nel sud della Striscia di Gaza, ha ridotto la possibilità del gruppo terroristico di organizzarsi e il «tempo a sua disposizione sta finendo». È la valutazione del ministro della Difesa Yoav Gallant, durante una visita ai soldati impegnati a Rafah, sul confine con l’Egitto. «I combattimenti qui significano una cosa importante: stiamo chiudendo l’aria a disposizione di Hamas», ha dichiarato Gallant, riferendosi in particolare al controllo israeliano sul confine egiziano. Da qui passava la maggior parte dei rifornimenti per i terroristi. Ora, con la presenza di Tsahal, «non hanno modo di armarsi, di portare dentro rinforzi o di curare i loro feriti», ha sottolineato il ministro. «Il loro spirito combattivo è spezzato e il tempo non è dalla loro parte, anzi lavora contro di loro».
Nelle ultime 24 ore, ha reso noto l’esercito, a Rafah sono stati uccisi diversi uomini di Hamas e sono stati demoliti alcuni tunnel. Uno si trovava vicino a una scuola delle Nazioni Unite. Nei combattimenti è anche rimasto ucciso un soldato, il sergente Ori Itzchak Hadad, 21 anni. Il 319esimo caduto dall’inizio della guerra a Gaza. Nello stesso scontro altri nove suoi commilitoni sono stati feriti, di cui uno in modo grave. Da poco più a nord – la città di Khan Yunis – è arrivato invece il lancio di 20 razzi contro Israele. Non ci sono stati danni, ma le autorità locali non hanno nascosto la loro preoccupazione per la nuova raffica.
Nel mentre le polemiche politiche in Israele sono concentrate in queste ore sul rilascio, dopo sette mesi di detenzione di Mohammad Abu Salamiya, direttore dell’ospedale Shifa. Salamiya era stato arrestato da Tsahal a novembre perché sospettato di aver permesso a Hamas di usare il nosocomio di Gaza City come centro operativo. Il 7 ottobre nell’ospedale erano stati portati alcuni ostaggi. Ora Salamiya è tornato a Gaza, liberato a causa del sovraffollamento delle carceri in Israele, ha dichiarato lo Shin Bet. Una spiegazione del servizio d’intelligence dopo le accuse del ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, che ha condannato il rilascio del direttore dello Shifa e una cinquantina di altri detenuti palestinesi. Ben Gvir ha attaccato direttamente il numero uno dello Shin Bet, Ronen Bar, e ne ha chiesto il licenziamento. «Fa quello che vuole e, nelle riunioni, diventa un assistente sociale per i terroristi», ha scritto il ministro in una chat privata diffusa dai media.
Sulle responsabilità del rilascio, l’intelligence ha replicato con un comunicato. «Da circa un anno, lo Shin Bet avverte in ogni sede possibile della crisi delle carceri e dell’obbligo di aumentare il numero di celle, alla luce della necessità di arrestare i terroristi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza». Il problema del sovraffollamento, si legge nella nota, «porta alla cancellazione giornaliera degli arresti di sospetti coinvolti in attività terroristiche e danneggia direttamente la sicurezza del Paese». La situazione, conclude lo Shin Bet, è stata fatta presente da tempo al ministro Ben Gvir, senza che vi fossero risposte.