DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 9 luglio 2024
«Sopra le teste degli altri ma all’altezza della stessa angoscia, Einav Zangauker è entrata nella gabbia sospesa dal ponte che taglia il vialone Begin alla periferia di Tel Aviv, come sospesi sono stati questi nove mesi per i famigliari dei rapiti ancora tenuti a Gaza», riporta il Corriere della Sera, raccontando la simbolica protesta della madre di uno degli ostaggi. Zangauker, il cui figlio Matan è prigioniero a Gaza, ha spiegato il suo gesto come la rappresentazione di come anche genitori e parenti siano ostaggi «delle decisioni prese dai leader». La richiesta è al premier Benjamin Netanyahu di fare presto per raggiungere un’intesa con Hamas.
Dopo mesi di ostruzionismo i terroristi palestinesi, scrive il Sole 24 Ore, accusano ora il premier Netanyahu di essere la causa dei ritardi nella conclusione dell’accordo per il cessate il fuoco. Al Cairo, riporta il quotidiano, si stanno tenendo i negoziati sulla base della proposta Usa. In un’intervista il presidente Joe Biden ha dichiarato che il suo piano è «terribilmente vicino» a essere realizzato.
Dopo nove mesi di prigionia in Israele il timore è che alcune delle donne ostaggio possano essere state violentate dai propri aguzzini e siano rimaste incinte, scrive il Foglio. «Potete capire la nostra preoccupazione per ogni minuto che passa quando le nostre ragazze sono nelle mani di questi mostri. E se fossero incinte? E se venissero usate come schiave del sesso?», afferma Ashley Waxman Bakshi, cugina dell’ostaggio Agam Berger, 19 anni. Intanto, denuncia il Foglio, «sugli ostaggi israeliani tutto tace in quel pezzo d’occidente che per anni ha insistito, nei documenti accademici, sulle magliette e persino sulle tazze da caffè, che quando si combatte l’oppressione, “il silenzio è consenso” e “il silenzio è violenza”».
«La Francia nelle mani di Mélenchon è un titolo da dementi», scrive sul Foglio Giuliano Ferrara commentando i risultati delle elezioni francesi. Per Ferrara il leader del partito La France insoumise è un bluff. È «un tribuno bolso, duro nel respingere la calunnia sul suo antisemitismo – per lui “un fenomeno residuale” – impegnato a sbandierare i colori della Palestina in segno di liberazione della terra irredenta dagli ebrei genocidi». Mélenchon, sostiene la firma del Foglio, è «un black bloc senza cappuccio con più dissidenti interni che voti».
Per l’estrema destra francese invece, scrive Repubblica, è tempo di valutare i perché della sconfitta di domenica. Ci sarà bisogno di «rivedere le scelte» su «un certo numero di candidati», ha dichiarato il capo di Rassemblement national, Jordan Bardella. Repubblica ricorda alcune uscite razziste, antisemite e nostalgiche del nazismo di esponenti di Rn. Sul Riformista si parla di una «Francia degli opposti antisemitismi». «In pratica senza il contributo della sinistra antisemita francese la destra antisemita francese non sarebbe stata sconfitta».
Ieri è ufficialmente nato il nuovo gruppo dell’estrema destra euroscettica dei «Patrioti per l’Europa», lanciato dal premier ungherese Viktor Orbán. Gruppo con 84 eurodeputati, terzo nel Parlamento europeo (dietro popolari e socialisti). Presidente del gruppo sarà Jordan Bardella. «Poveretto, dovrà accontentarsi di fare il capogruppo dei Patrioti a Bruxelles – per giunta col generale Roberto Vannacci (Lega) come vice! – anziché il primo ministro di Francia come pregustava», commenta Gad Lerner sul Fatto Quotidiano. Per Lerner, «Le destre nazionaliste in Europa sono e restano una minoranza. Minacciosa, ma pur sempre una minoranza».