MEDIO ORIENTE – A Pechino rispunta l’Olp con Hamas dentro. Israele non ci sta
A Pechino e ad Abu Dhabi si sono tenuti di recente due incontri molto diversi sul destino di Gaza. Nella capitale cinese 14 fazioni palestinesi, tra cui gli storici rivali Hamas e Fatah, hanno siglato un accordo di riconciliazione. Un’intesa per «porre fine alla divisione e rafforzare l’unità palestinese», ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. Secondo il ministro, l’accordo definisce «l’Olp (Organizzazione per la liberazione della Palestina) come unico rappresentante legittimo di tutto il popolo palestinese». E prevede «un accordo sulla governance post-Gaza e sull’istituzione di un governo provvisorio di riconciliazione nazionale». Yi non ha chiarito quale sarà il ruolo di Hamas in questo futuro. Per Israele invece è molto chiaro: nessuno. Un punto ribadito dagli emissari di Gerusalemme nel vertice organizzato ad Abu Dhabi con Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti. Durante l’incontro, rivela il sito Axios, si è discusso della ricostruzione di Gaza una volta finita la guerra. I tre paesi condividono l’obiettivo di esautorare dal potere Hamas. Per gli Emirati servirà una forza internazionale temporanea per gestire inizialmente la fase post-conflitto, rispondere alle esigenze umanitarie, ristabilire l’ordine pubblico e gettare le basi per un nuovo governo. Secondo Axios, Abu Dhabi è disposta a partecipare, anche economicamente, ma vuole delle garanzie. L’Autorità nazionale palestinese – che amministra i territori in Cisgiordania – dovrebbe essere coinvolta sin dall’inizio, ma allo stesso tempo avviare riforme al suo interno. Ad esempio, nominare un nuovo primo ministro in grado di prendere iniziative autonome e indipendente dal presidente Mahmoud Abbas. Non quindi Mohammed Mustafa, considerato un uomo di fiducia di Abbas, che, scrive Axios, negli Emirati non trova molti sostenitori. Al governo israeliano gli emiri del Golfo chiedono d consentire all’Anp di avere un ruolo nel governo di Gaza e accettare un processo politico basato sulla soluzione dei due stati. Agli Usa è invece affidata la leadership per tutte le iniziative legate al post-conflitto nella Striscia.
Quanto di queste richieste sia praticabile non è chiaro, sottolinea Axios. Ma per gli esperti l’incontro di Abu Dhabi ha maggiore concretezza rispetto a quello di Pechino. La dichiarazione congiunta delle fazioni palestinesi è una vittoria diplomatica per la Cina, sottolinea il Washington Post, ma gli esperti «sono scettici sulle prospettive di questo accordo, facendo notare che è solo l’ultimo di una lunga serie di intese di riconciliazioni simili» poi fallite tra Hamas e Fatah. Due fazioni segnate da una feroce guerra civile nel 2007, quando a prendere il controllo a Gaza fu il gruppo terroristico.
«Invece di respingere il terrorismo, Mahmud Abbas abbraccia gli assassini e gli stupratori di Hamas, rivelando il suo vero volto», ha commentato il ministro degli Esteri Israel Katz. «Tutto questo non accadrà perché il dominio di Hamas sarà schiacciato e Abbas guarderà Gaza da lontano», ha affermato Katz. «La sicurezza di Israele rimarrà esclusivamente nelle mani di Israele».
Quanto di queste richieste sia praticabile non è chiaro, sottolinea Axios. Ma per gli esperti l’incontro di Abu Dhabi ha maggiore concretezza rispetto a quello di Pechino. La dichiarazione congiunta delle fazioni palestinesi è una vittoria diplomatica per la Cina, sottolinea il Washington Post, ma gli esperti «sono scettici sulle prospettive di questo accordo, facendo notare che è solo l’ultimo di una lunga serie di intese di riconciliazioni simili» poi fallite tra Hamas e Fatah. Due fazioni segnate da una feroce guerra civile nel 2007, quando a prendere il controllo a Gaza fu il gruppo terroristico.
«Invece di respingere il terrorismo, Mahmud Abbas abbraccia gli assassini e gli stupratori di Hamas, rivelando il suo vero volto», ha commentato il ministro degli Esteri Israel Katz. «Tutto questo non accadrà perché il dominio di Hamas sarà schiacciato e Abbas guarderà Gaza da lontano», ha affermato Katz. «La sicurezza di Israele rimarrà esclusivamente nelle mani di Israele».
(Foto ministero degli Esteri cinese)