ITALIA-ISRAELE – Gli ostaggi e gli aiuti a Gaza nel colloquio Herzog-Meloni

La vicinanza di Roma a Gerusalemme, ferma condanna al terrorismo di Hamas, e impegno italiano per la de-escalation regionale. Sono i temi toccati dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni nell’incontro a Palazzo Chigi con il presidente d’Israele Isaac Herzog.
Nel vertice si è parlato anche della minaccia iraniana e dell’impegno a riportare a casa i 111 ostaggi ancora prigionieri a Gaza, ha reso noto l’ufficio di Herzog. «Ho raccontato alla presidente del Consiglio dei cinque soldati e civili assassinati e rapiti a Gaza il 7 ottobre, i cui corpi sono stati recuperati dal cuore di Khan Yunis», ha dichiarato Herzog, riferendosi a Ravid Katz, Oren Goldin, Maya Goren, Tomer Yaakov Ahimas e Kiril Brodski. Le loro salme sono state recuperate in un tunnel dalle forze di sicurezza.
Durante l’incontro Meloni ha sottolineato «l’importanza di giungere al più presto ad un cessate il fuoco e alla liberazione degli ostaggi, lavorando nella prospettiva di una soluzione a due stati». D’altra parte ha anche espresso «una forte preoccupazione per la situazione umanitaria a Gaza» e ribadito l’impegno italiano «a sostenere la mediazione Usa e a portare assistenza alla popolazione civile palestinese». In particolare la presidente del Consiglio ha citato «Food for Gaza», iniziativa umanitaria avviata dalla Farnesina lo scorso marzo assieme ad alcune organizzazioni internazionali per destinati aiuti alimentari all’enclave palestinese. Dell’iniziativa fa parte il progetto annunciato a margine dell’incontro con Herzog dal ministro degli Esteri Antonio Tajani e realizzato insieme al Programma Alimentare Mondiale (Pam). L’obiettivo è «fornire alle famiglie più vulnerabili circa 4000 tonnellate di beni alimentari (farina, lievito, sale e zucchero) e prevede la distribuzione di pane e altro cibo preparato dalla rete di fornai di Gaza sostenuti dal Pam», spiega la Farnesina.
Prima di incontrare Herzog, Tajani è tornato su una proposta avanzata da Roma alcuni mesi fa per la gestione dell’amministrazione dopo la sconfitta di Hamas. «Abbiamo già detto che siamo pronti a inviare i nostri militari per favorire una stagione di transizione per la pace, così come abbiamo (un contingente) fra Libano e Israele».