LA RIFLESSIONE – Baldacci: La toponomastica “contro”
Qualche giorno fa alcuni gruppi filopalestinesi di Firenze hanno annunciato una manifestazione (una delle tante) che avrebbe avuto inizio in “Piazza Shireen Abu Akleh, già Piazza San Marco”. La prima reazione è stata quella di sorridere, tanto appariva ridicolo il tentativo di ribattezzare una piazza storica di Firenze, sede, tra l’altro, del Rettorato dell’Università. Ma, riflettendoci, il tentativo, anche se destinato all’insuccesso, appare meno ridicolo di quanto non sembri a prima vista.
La toponomastica ha sempre avuto una notevole importanza politica. È un modo privilegiato di segnare il territorio sulla base non delle sue caratteristiche naturali ma delle mutevoli vicende politiche. Si possono seguire le vicende politiche di un paese attraverso le variazioni della sua toponomastica. Per l’Italia, questa connessione è particolarmente evidente, soprattutto a partire dall’età del Risorgimento.
Proprio in conseguenza del Risorgimento si sono avute le maggiori variazioni nella toponomastica tradizionale, soprattutto nei centri storici: alle secolari denominazioni, legate soprattutto alla presenza di edifici di culto, se ne sono seguite altre, connesse soprattutto ai personaggi eponimi del Risorgimento o alle maggiori figure della dinastia sabauda. Abbiamo avuto così in diluvio di Piazze Vittorio Emanuele II, di vie Garibaldi, di piazze Mazzini e così di seguito, come anche di Piazze Regina Margherita e via elencando. Un primo mutamento nella toponomastica si ha verso la fine del XIX secolo, con la diffusione, in stretto rapporto con la crescita dell’irredentismo, di una toponomastica riferita ai territori che si voleva riunire all’Italia, una tendenza che avrà ancor maggiore vigore nel primo dopoguerra: dilagano così le vie Trento e Trieste, le Piazze Dalmazia, le piazze Corsica, le vie Malta ecc. Accanto a queste denominazioni territoriali hanno ampio corso quelle legate a personaggi considerati martiri della causa irredentistica, primo tra tutti Cesare Battisti.
Il fascismo non ebbe modo di incidere in maniera significativa sulla toponomastica, limitandosi a raccogliere e a diffondere, anche nei centri minori, le scelte di tipo nazionalistico che si erano diffuse alla fine della Prima guerra mondiale, con poche aggiunte significative, legate alle “conquiste” africane”: via Tripoli (la cui conquista risaliva in realtà a prima del fascismo), Via Addis Abeba ecc.
I più profondi mutamenti nella toponomastica nazionale si ebbero alla fine della Seconda guerra mondiale, con la quasi totale scomparsa dei toponimi legati alla dinastia sabauda (con l’eccezione di Vittorio Emanuele II, in quanto considerato artefice dell’unità nazionale) e con l’emergere di figure considerate esemplari dell’antifascismo, con una particolare attenzione a una distribuzione che tenesse conto della forza dei partiti del dopoguerra: abbiamo così un’ampia diffusione di Vie Gramsci, di Vie Matteotti, di Vie Don Minzoni, mentre meno spazio viene riservato a figure rappresentative di indirizzi minori, con l’eccezione dei Fratelli Rosselli. Dopo questa svolta, i mutamenti interventi nei decenni successivi sono piuttosto limitati e si riferiscono soprattutto a figure che vengono messe in primo piano soprattutto nei comuni controllati dalle sinistre, come alcune piazze Salvador Allende e, in misura minore, altre dedicate a Ernesto Che Guevara.
Torniamo adesso a Shireen Abu Akleh. Chi era costei? Era una giornalista palestinese uccisa l’11 maggio 2022 a Jenin in uno scontro con la polizia israeliana. È sufficiente questa sua caratteristica per consentire di modificare una toponomastica fiorentina vecchia di secoli, per introdurre un nome non solo sconosciuto alla quasi totalità dei fiorentini ma anche agli stessi filopalestinesi, se si è sentito il bisogno di indicare il nome tradizionale (Piazza San Marco) per consentire a chi voleva partecipare alla manifestazione di individuare il luogo del ritrovo?
È un’ulteriore conferma che le manifestazioni filopalestinesi non si fondano tanto sulla conoscenza dei termini del conflitto in corso quanto su una più generale avversione contro lo Stato d’Israele e ancor più in generale contro l’Occidente, alimentate dai media che danno di quanto sta accadendo una presentazione superficiale e distorta. In questo quadro si può essere certi che la toponomastica fiorentina, e non solo, non è destinata a subire mutamenti.
Valentino Baldacci