DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 26 luglio 2024
In concomitanza con l’incontro tra il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro Benjamin Netanyahu a Washington, la Casa Bianca ha definito «più che mai vicino» l’accordo per il rilascio degli ostaggi in cambio di una tregua, riportano i giornali, seppur ci siano ancora alcuni ostacoli. Ad esempio, scrive Repubblica, «la richiesta israeliana di posizionare check point lungo il corridoio di Netzarim, per controllare se i palestinesi che tornano a casa nel Nord portano armi, o quella di non ritirare le proprie forze dal Philadelphi Corridor al confine con l’Egitto». Hamas invece, sottolinea la Stampa, continua a chiedere un cessate il fuoco da subito definitivo: proposta inaccettabile per Israele.
Netanyahu oggi vedrà il candidato repubblicano Donald Trump mentre ieri ha incontrato, oltre a Biden, anche la vicepresidente Usa Kamala Harris, probabile candidata dem alla presidenza, assente al discorso del premier israeliano al Congresso. «Lei ha mostrato forse più empatia per i civili palestinesi, pur senza reali differenze di posizione rispetto a Biden. Adesso è in una situazione delicata: non può deludere i gruppi pro Israele ma nemmeno i progressisti che criticano Netanyahu», scrive il Corriere.
Mentre Biden e Harris incontravano Netanyahu, alcuni manifestanti pro palestinesi hanno bruciato la bandiera Usa e scritto con lo spray «Hamas sta arrivando». «Condanno ogni individuo che si associ con Hamas, brutale organizzazione terroristica votata alla distruzione dello Stato di Israele e a uccidere gli ebrei», ha commentato Harris (Repubblica, Giornale). Per Giuliano Ferrara quelle manifestazioni rappresentano «l’eco americana» di una parte politica «che vuole legare le mani a Israele».
«La mattina del 7 ottobre, Maya Goren, 56 anni, stava sistemando l’asilo del Kibbutz Nir Oz, che si preparava a riaprire la mattina seguente dopo le festività ebraiche. Ravid Katz, 51 anni, era a casa con la moglie e il suo bambino di quattro mesi, sempre a Nir Oz. Anche Oren Goldin era con la famiglia, la moglie e i gemellini di due anni, nel kibbutz di Nir Yitzhak. Kiril Brodski e Tomer Yaakov Ahimas, 19 e 20 anni, prestavano il servizio di leva nella Brigata Sud della Divisione di Gaza». I loro corpi senza vita sono stati scoperti in un tunnel di Khan Younis e riportati a casa da Tsahal, racconta Repubblica. Sono ora 115 in totale gli ostaggi in mano a Hamas. Il Foglio invita a indossare la spilla gialla simbolo del movimento che ne chiede la liberazione. «La loro libertà è la nostra», afferma il quotidiano.
A Roma il presidente d’Israele Isaac Herzog ha incontrato ieri prima il capo di Stato Sergio Mattarella poi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Entrambi, scrive il Messaggero, hanno sottolineato l’amicizia con Gerusalemme, hanno chiesto la liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco immediato e sostenuto la necessità di seguire la soluzione dei due stati. Fonti di maggioranza, scrive La Stampa, «spiegano che la presidente del Consiglio è sempre più preoccupata da quello che definisce “l’isolamento di Israele”». Libero riporta invece delle contestazioni contro Herzog di alcuni manifestanti pro palestinesi.
Mentre la campagna elettorale Usa si avvia verso la fase più calda sono iniziate le campagne dei complottisti sui social, scrive il Corriere. Tra i bersagli, il marito della vicepresidente Usa Kamala Harris in corsa per la nomination: «perché ebreo», Doug Emhoff è accusato di aver tramato «con Soros» e la «comunità» per sostituire la moglie a Biden nella corsa elettorale.
Oggi è il giorno della cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi. La città, spiega il Corriere della Sera, è blindata. Israele ha lanciato l’allarme per possibili attentati contro la sua delegazione, i suoi tifosi e luoghi ebraici (Giornale). «Gli atleti israeliani dovranno superare fischi e attacchi, ogni medaglia avrà un valore emotivo in più», scrive il Foglio. «I palestinesi gareggino con tutti. Sbagliato boicottare gli israeliani», afferma a La Stampa lo scrittore franco-marocchino Tahar Ben Jelloun.
«Gli israeliani pacifisti», è il titolo del pezzo de La Stampa che incontra gli attivisti di Ta’ayush, un gruppo di volontariato israelo-palestinese fondato durante la seconda Intifada, che «aiuta i palestinesi a resistere agli espropri» in Cisgiordania.
In Libia nel 1967 contro gli ebrei «ci fu un massacro a cui la mia famiglia sfuggì e che oggi è finito nell’oblio», denuncia l’architetto milanese Yoram Ortona al Venerdì di Repubblica. Ortona, spiega il settimanale, ha appena terminato «una sceneggiatura in cui descrive anche quei giorni in cui si è trovato a un passo dalla morte». Ortona ha ricostruito la casa di Tripoli in cui è cresciuto e da cui fu costretto a fuggire. «Oggi non esiste più», racconta.