DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 2 agosto 2024
Secondo il New York Times, Ismail Haniyeh sarebbe stato ucciso dallo scoppio di una bomba nascosta nella palazzina di Teheran in cui si trovava con la sua guardia del corpo. L’inchiesta del Nyt «parte dalle dichiarazioni, rilasciate con la garanzia dell’anonimato, di cinque ufficiali mediorientali che sostengono che la bomba sia stata messa almeno due mesi fa», riferisce tra gli altri Repubblica. La ricostruzione apparsa sul quotidiano Usa ha fatto il giro del mondo. Per il Corriere della Sera resta comunque difficile «trovare conferme immediate in vicende come questa ed è abbastanza frequente la diffusione di ricostruzioni imperfette», perché «chi ha ucciso vuole proteggere il più possibile il modus operandi ed eventuali complicità» e al tempo stesso «ha l’interesse a evidenziare gli errori dell’avversario per alimentare frizioni e polemiche».
«Quanto realizzato a Teheran è di un imbarazzo totale per il regime», spiega Ian Bremmer alla Stampa. Una “risposta” sembra inevitabile dopo le dichiarazioni di fuoco seguite all’uccisione di Haniyeh. Per il politologo Usa «non è da escludere che le milizie sciite possano essere coinvolte, dipenderà molto da cosa o da chi Teheran metterà nel mirino». Repubblica ha interpellato al riguardo Michael Milshtein, il direttore del Forum per gli studi palestinesi al Centro Moshe Dayan di Tel Aviv. L’esperto prevede «un lancio di missili e di droni ridotto rispetto all’operazione iraniana di aprile, e non da cinque fronti come allora ma da uno solo». Più ridotto, «ma anche più preciso». Yaakov Amidror, ex generale e consigliere di sicurezza militare israeliano, scrive su Repubblica che «l’inizio di una guerra difficile contro Hezbollah è un’eventualità sempre più concreta di cui bisogna tenere conto, anche indipendentemente dalla reazione che sceglieranno per l’omicidio di Shukr».
Per Israele Hezbollah è una minaccia più significativa di Hamas, sottolinea al Foglio lo scrittore israelo-canadese Matti Friedman. «Se questa guerra ci sarà, Israele verrà colpita da migliaia di missili ogni giorno, e ovunque nel suo territorio», afferma lo scrittore. E siccome Hezbollah «è più vicino agli iraniani di quanto non lo sia Hamas, una guerra di questo tipo rischia di tirare dentro» il regime degli ayatollah.
«Abbiamo dovuto innalzare la vigilanza su centinaia di obiettivi sensibili riferibili a Israele o alle comunità ebraiche. Siamo in una situazione di costante allerta, senza per questo che ci debba essere allarmismo», dichiara il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Corriere della Sera. Il ministro cita nel merito l’incendio di bandiere israeliane, i tentativi di aggressione alla Brigata Ebraica e «forme varie» di intolleranza palesatesi nel tempo. Sono tutti atti, sostiene, «su cui è forte l’attenzione e l’attività di contrasto da parte delle forze di polizia».
«Israele è entrato in una nuova fase della sua Storia. Non c’è solo la guerra ma anche un governo di estremisti e fondamentalisti che ogni giorno attaccano le conquiste democratiche di tutti», accusa lo scrittore Etgar Keret sul Corriere. «Serve un piano per il dopo. Qualcosa di importante, grande. Haniyeh e Shukr: non voglio dire che non meritino quello che gli è successo. Ma non è sufficiente a portare qualcosa di buono».