MEDIO ORIENTE – Israele pensa agli ostaggi mentre Erdogan piange un terrorista

«Siamo qui per affermare alta voce: non accettiamo di essere abbandonati e non resteremo in silenzio. Gli ostaggi devono tornare a casa, adesso». Lo ha scandito fra gli applausi l’attore Guri Alfi, volto popolare di alcune serie televisive. Il padre di Itay Chen, un soldato israelo-americano il cui corpo senza vita è stato trafugato da Hamas e da allora mai restituito, ha invece implorato: «Vogliamo un posto in cui piangerlo, in cui chiudere un cerchio e andare avanti con il prossimo capitolo delle nostre tristi vite». Migliaia anche ieri sera i manifestanti che si sono ritrovati nella “piazza degli ostaggi” di Tel Aviv, nel trecentesimo giorno dall’inizio della guerra contro Hamas. Forti le contestazioni della piazza contro l’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu.
Una folla in queste ore c’era anche a Doha, la capitale del Qatar, per il funerale di Ismail Haniyeh. Anche nella cerimonia funebre odierna, dopo quella officiata ieri a Teheran, sono stati reiterati cori di “morte a Israele” e inviti a vendicarsi contro lo Stato ebraico. Proprio attorno alla morte di Haniyeh un nuovo incidente diplomatico si è consumato in queste ore tra Israele e la Turchia, dopo che il suo presidente Recep Tayyip Erdoğan ha proclamato una giornata di lutto nazionale in ricordo del terrorista. A stretto giro la rappresentanza diplomatica turca a Tel Aviv ha abbassato a mezz’asta la bandiera all’esterno del proprio edificio, suscitando la sdegnata reazione del ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, che ha commentato: «Non accetteremo espressioni di partecipazioni al lutto di un assassino come Ismail Haniyeh».