SHIRIM – «Sibila il legno nel camino antico», Carlo Michelstaedter
Sibila il legno nel camino antico
e par che tristi rimembranze chiami
mentre filtra sottil pei suoi forami
vena di fumo.
O caminetto antico quanto è triste
che nella nera bocca tua rimanga
la legna che non arde e par che pianga
di desiderio,
ma dal profondo della sua poltrona
socchiusi gli occhi, il biondo capo chino
stese le mani al fuoco del camino
Nadia ride.
Ancora uno splendido testo di Carlo Michelstaedter (1887-1910).
I versi introducono l’antico amico degli uomini e dei loro ripari: il focolare che custodisce, alimenta, contiene il terribile elemento in grado di scaldare e tenere vivi gli esseri umani. Esso appare affiochito da molti inverni; l’avvicendarsi di esistenze tra i suoi davanzali pare averne smagrito la morsa, la voce come sorda, celata in un legname tardo a bruciarsi, pur tuttavia rigonfia del desio di vibrare ancora.
Negli anni in cui la casa giovinetta faceva sfoggio d’un caminetto nuovo, luceva questo d’un novello fuoco, acceso d’un barlume pur breve d’esistenza. La legna incipiente, verde di linfa, ristava guizzante, riottosa: sarebbe stata ben presto fragrante, buona a trasformare i georgici frutti in pasto, scaldare l’ozioso ristare dei gatti, il ristoro degli uomini. Nei meriggi invernali il parlottio del fuoco avrebbe cullato i piccoli con voce di bosco, narrato la storia del ciliegio selvatico, il sogno del leccio immolato.
Ceneri e inverni sarebbero corsi via tra i suoi pilastri, mutando il focolare in cosa viva, quasi volto umano intento a scrutare con occhi di braci, sgelare con mano benefica l’andar desolato dei giorni, ove il grato sollievo raggiunge segretamente il cuore.
Geme, molti anni dopo, il legname arrochito, la voce smorzata in un flebile grido. Chi lo amava mancò. Tra i davanzali danzano fantasmi.
Arde ognor la fiamma antica. Pulsa ancor il fuoco vivo, il cuore sacro.
Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno